CAP XIX

Sulla Carità

Che cosa si deve intendere per “Carità”? Essa va concepita come sinonimo del “donarsi” e non solo – come spesso si crede – del “donare”.  Troppo limitato sarebbe il concetto che, in quest’ultimo caso, rimarrebbe circoscritto al poter donare qualcosa solo se si possiede quel qualcosa. Dunque, non solo un “dare” materiale, anche se economicamente prezioso, ma anche un “facere”. Ciò implica come conseguenza immediata che nessuno, proprio nessuno, potrà sottrarsi dall’essere caritatevole, neanche l’uomo più povero: tutti possono essere, rectius han da essere, caritatevoli!

Carità si coniuga bene con il termine solidarietà.

Divento solidale con il mio prossimo, e quindi caritatevole, allorché riesco ad immedesimarmi in lui, a comprenderlo, ad accoglierlo come fratello, a sentirlo quasi come un altro me stesso.

Ricordiamoci che Dio guarda agli atti di carità come a un dovere dell’uomo ed alle omissioni di carità come ad un peccato.

Quando Gesù più volte raccomandava ai suoi discepoli: “amatevi gli uni gli altri”, intendeva sollecitarli ad essere vicendevolmente caritatevoli, ad essere pronti al reciproco soccorso, alla reciproca accoglienza, alla reciproca comprensione.

In conclusione, dobbiamo osservare come il pilastro della Carità sia indispensabile sostegno al tempio di cui parliamo; ma sarebbe di certo inefficace se rimanesse solitario asse portante, privo delle altre colonne (Amore, Accoglienza, Fede etc.).

La Carità va dunque considerata come l’obbligo che scaturisce dal nostro sentire interiore, non certamente come una sorta di tassa che il dovere religioso ci impone.

A suggerirmi di agire caritatevolmente verso il fratello deve essere il cor senziente, quel cuore che -dona pace nel profondo e mi fa vibrare in armonia con il Tutto.

Fin qui la Carità dell’uomo verso il fratello; ma non possiamo esaurire l’argomento senza far cenno alla CARITA’ di Dio verso l’uomo. Il termine così inteso sembrerebbe riduttivo, ma se ci fermassimo solo un istante a pensare e riflettere, ci accorgeremmo quanto immenso sia il senso della parola… ! La Carità di Dio abbraccia la Sua munificenza: basti pensare all’immenso dono della coscienza individuale oltre che globale (l’Io Sono come Sé e l’Io Sono come parte del Tutto senzienteSi Tutto). Detta Virtù va ancora oltre poiché si estende al Perdono e dunque alla Misericordia; dobbiamo immaginarla nel senso più religiosamente tradizionale del termine, cioè come dono della Grazia, come l’ àncora di salvezza; è Essa che interviene in quella famosa quanto lugubre “Isola dei Morti”: la profferta, ancòra ed ancòra, di Dio al figlio morto nello spirito affinché si rialzi dalla tomba e torni a nuova vita, vita spirituale, vita della coscienza. Non possiamo non concludere affermando che la Carità altro non è che uno dei tanti aspetti dell’Amore di Dio il Quale sembra “barare” con Se Medesimo in favore dell’umanità eludendo la Propria Legge! Ma del resto non è forse Egli Stesso la Legge? E non è forse “Amore” la Legge che sostiene il Cosmo Tutto?

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