Flagellazione

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Cristo alla colonna (Bramante)

E’ una giornata caldissima, ma l’aria sembra ancora più rovente per l’eccitazione del momento. Fuori del palazzo del Governatore si sentono le urla corali, e a tratti isolate della folla…: “Crocifiggilo! Crocifiggilo!”.  Sembra che tutti d’improvviso vogliano ad ogni costo la morte di quell’uomo, vogliano assaporare il sangue di quell’eroe dei superstiziosi, fino a poco prima osannato come un essere superiore.

Sono il capo dei carcerieri di Pilato ed attendo nel cortile interno, illuminato dal riverbero delle facciate prospicienti il Pretorio non essendo ancora il sole alto. Il cortile appare immerso in un silenzio reso ancor più irreale dal chiasso che dall’esterno giunge come da un’altra dimensione. Ecco… la folla non grida più… si disperde; il silenzio ancora più greve dà un senso di angoscia opprimente. Da un porticato vedo sopraggiungere nel cortile le guardie; tenuta in mezzo ad esse una figura alta, snella di un uomo vestito di una tunica bianca che contrasta con la tenuta di cuoio e borchie di metallo dei soldati. L’uomo mi viene consegnato per essere sottoposto a tortura.

Ora è fermo, immobile dinanzi a me; lo osservo: mi appare dall’atteggiamento regale, sembra non badare a noi; lo sguardo è perduto nel vuoto, gli occhi velati…non sembra impaurito, ma piuttosto stordito, assorto; mostra un unico segno di insofferenza alle mani per via dei laccioli di cuoio che serrano i suoi polsi, osservo le vene delle mani gonfie per la stretta .

Adesso sei mio, giudeo”, penso tra me. “Ora sei in mio potere e ti inginocchierò, piegherò la tua alterigia!”. Pregusto la soddisfazione del momento in cui lo vedrò soffrire fino a sgretolarne la fierezza. “Ma chi credeva veramente di essere questo folle?”. Ordino ai miei sottoposti di slegarlo e di spogliarlo. Essi eseguono, avidi di poter infliggere a quell’uomo l’imbarazzo impotente della sua nudità. Viene quindi spinto fino al cippo di pietra che viene costretto ad abbracciare, trattenuto ai polsi da nuovi legacci.

Ho in mano il “flagellum”, raffinato strumento di tormento. Gli altri uomini e anche i militi mi osservano…, aspettano con impazienza che cominci, ma io mi attardo per prolungare il sottile piacere del momento. Poi, d’un tratto, vibro il primo colpo!

La schiena si arcua, sento l’uomo emettere un flebile lamento: Ne sferro un secondo ed un terzo. I colpi lasciano evidenti segni rossi che illividiscono dopo poco la superficie percossa. Riprendo a colpire finché la pelle si lacera e appaiono le prime strisce sanguinanti. Continuo…; ad ogni colpo sento quel flebile lamento… come un sommesso pianto.

Ora il suo corpo sotto i colpi è accasciato ed ha per il dolore dei tremiti convulsi che vedo partirsi dalle natiche nude contratte per gli spasimi.

Così volevo vederti!”, penso ancora.

Ora ho terminato il mio “lavoro”, ma il mio piacere si è esaurito in troppo breve tempo. Avrei voglia di infierire ma non posso oltre, ed allora lo faccio slegare, voglio assaporare ancora della vista di lui. E’ strano, ora mi appare come un mucchietto d’ossa e pelle dolenti… mi sembra più piccolo, come se si fosse rinsecchito e ritorto su se stesso. Lo faccio sedere sul cippo…  quella piccola sofferente nudità seduta sulla pietra suscita l’ilarità dei presenti ed uno sottolinea: “Guardatelo, il re dei Giudei!” Segue uno scoppio corale di risate. I militi che gli sono attorno prendono allora a schernirlo e a schiaffeggiarlo; uno di essi che teneva in mano l’elmo, che si era tolto per il caldo, d’improvviso lo scaglia sul volto dell’uomo colpendolo allo zigomo destro fratturandolo. Continuano gli insulti e qualcuno corre a prendere il necessario per rendere la scena ancora più ridicola. Gli viene posta sulle spalle sanguinanti una vecchia pezza di stoffa sporca e lacera, dal regale colore porporino, rinvenuta nelle vicine stalle; in una mano gli vien messa una canna a mo’ di scettro ed un rovo spinoso attorno al capo: “Ecco Gesù, ecco il re dei Giudei”, dice qualcuno dopo aver completato l’oscena mascherata. Così riprende il dileggio nel quale tutti si cimentano per suscitare le risa degli altri, i meno ricchi di fantasia si limitano a sputargli in viso.

Poi, stanchi dei nostri giochi, del nostro ridere delle sue miserie, lo facciamo rivestire.

Lo vedo allontanarsi curvo tra i soldati. “Com’è basso”, dico tra me. “Com’è basso!”.

Avverto d’improvviso una stretta dolorosa alla bocca dello stomaco, un senso di nausea mi assale…“Ho riso troppo!”.

 

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