CAP II

In qualunque loco cerchiate Dio state già pregando; in qualunque loco cerchiate voi stessi già state cercando Dio; in qualunque loco cerchiate il fratello state già cercando voi stessi; ma in qualunque loco dimentichiate il fratello avete già perduto Dio; così come quando abbiate trovato Dio vi accorgerete di aver già obliato voi stessi.
– L.A. SENECA –

Nel dicembre del 1984 si presentò al tabellone un’entità che asseriva di chiamarsi Nerva, di esser nato nel 400 d.C. e di esser morto nel 459 d.C.; di esser stato in vita un monaco vissuto in un convento di Ascoli e di avere subito una condanna per bestemmia.

Noi Possiamo fare qualcosa per te?
Nerva Sì, operate secondo fede.
Noi Che beneficio ne hai tu?
Nerva Avrei portato anime a Dio.
Noi Facciamo bene a fare il tabellone?
Nerva No. Credete senza cercare.
Noi Per quale motivo non è giusto?
Nerva Tommaso!
Noi Ma se questo è l’unico mezzo non è comunque giusto?
Nerva Se non amate il fratello che vedete come potete amare Dio che non vedete?
Noi Come possiamo salvarci?
Nerva Fede in Dio ma prima cercate l’Unto!
Noi Puoi darci una prova che sei veramente esistito?
Nerva Presso il convento e non dentro esso
Noi Che cosa dobbiamo cercare?
Nerva Cippo funerario.
Noi Questo cippo reca una scritta?
Nerva Vedrà uno solo di voi: il meno lontano da Dio!
Noi Puoi dirci chi è il meno lontano?
Nerva No!
Noi Il cippo è attorno al Duomo?
Nerva Non domandare poiché è picciola cosa dinanzi agli interrogativi che devi porti.Noi
Noi Quali interrogativi per esempio?
Nerva Il perché della vostra vita. Voi siete al mondo per amare e servire Dio, ma non lo fate!
Noi Ma allora cosa dobbiamo fare?
Nerva Io vi domando. Chi è la Via, la Verità, la Vita?
Noi Gesù.
Nerva Vivete secondo la Sua Parola.
Noi C’è qualcuno che può parlarci di te ad Ascoli?
Nerva Troverete tutto colì.
Noi Esiste un documento o uno scritto che parla di te?
Nerva Il cippo vi condurrà.
Noi Vuoi restare ancora con noi?
Nerva Se sarete meno sordi. Sordi al vostro cuore. Con gli occhi del fanciullo dovete vedere Dio, mentre voi continuate con i vostri vecchi e fallaci. Ricordate che l’Unto muore d’amore per voi ogni giorno poiché voi continuate ogni giorno a crocifiggerLo, mai paghi del Suo dolore. (…)
Noi Sei stato condannato a morte?
Nerva  Sì
Noi Ti stiamo creando sofferenza?
Nerva Solo amore mi spinge. Non pensate a me ma ai chiodi che infiggete nelle carni dell’Unto tutti i giorni della vostra vita.

Poiché noi eravamo a quei tempi alla ricerca di riscontri, cercammo di sapere di più in ordine alla vita e soprattutto alla morte di Nerva. Nel 1985 mia sorella si recò per un congresso a Perugia e non si fese sfuggire l’occasione di recarsi ad Ascoli Piceno. Il breve tempo disponibile però non le permise di approfondire le ricerche, soprattutto per la individuazione del cippo, e pertanto dovette ritornare senza aver avuto riscontro alcuno su quanto riferito dall’entità. E’ da rilevare tuttavia che esiste un’altra città in Puglia col nome di Ascoli e precisamente Ascoli Satriano, in provincia di Foggia, di antichissima origine. Le nostre ricerche però non furono mai svolte in quel centro e pertanto a tutt’oggi non è stato possibile trovare alcun riscontro in merito.   Nel gennaio del 1985 si presentò al tabellone un’entità che asserì di chiamarsi Ciacco, di essere nata nel 1706 a Ravenna e di essere morta all’età di ottantacinque anni; di essere rimasta celibe e senza figli e di avere dedicato la vita al lavoro di disegnatore di carte geografiche per conto di una famiglia gentilizia ravennate. La famiglia Manarini o Mannarini. Nel corso della comunicazione l’entità asserì di conoscerci.

Noi  Come ci conosci?
Ciacco Vedo ed ho orrore. La scimmia di Cristo vi alita sul collo e voi non ve ne avvedete.
Noi Parli di noi come umanità?
Ciacco Ora sto parlando con voi, non cercate conforto negli altrui peccati. Porta la tua mano al tuo collo e districa il nodo di serpenti che vi si avvinghiano.
Noi Come possiamo fare per sciogliere il nodo?
Ciacco Prima dovrete uccidere la serpe su cui regna il demone dell’orgoglio e dunque non avrete ancora vinto!
Noi Perché non avremmo ancora vinto?
Ciacco Poiché altri serpenti vivono accovacciati nella melma del vostro cuore.
(a questo punto facciamo dei commenti circa la durezza delle parole di Ciacco e dunque la scarsa carità nei nostri confronti)
Ciacco Oh tu che parli di carità, ricordi se oggi hai già mancato verso il tuo fratello? Tu accusi di poca carità chi ti avverte del tuo pericolo di morte eterna?
Noi Cosa ti muove. Amore, pietà o disprezzo?
Ciacco Amore in Cristo. Solo chi ama profondamente un fanciullo lo percuote in malo modo acchè domani comprenda.
(…)

Il 2 febbraio del 1985, si presentò un personaggio singolare ed a noi noto per fama.

Noi Chi sei?
Guido di Pietro, nato a Vichio di Mugello nel 1394, ma su tale data hanno incertezze. Diventai fra’ Giovanni da Fiesole.
Noi Quando sei morto?
Questo lo sanno tutti. 1455.
Noi Sei morto in grazia di Dio?
 Beato
Noi Sei Beato Angelico?
Si. Venni a dirvi che voi siete ritratti in una delle trentacinque celle dell’armadio della SS. Nunziata.
Noi Dove si trova?
Museo S. Marco a Firenze. Voi siete dietro il Cristo deriso. Il Cristo tiene nella destra una sorta di scettro e nella sinistra una sfera, voi siete dietro. Meditate su ciò.
Noi Ci puoi descrivere?
Metafora per gli uomini che deridono il Cristo.
Noi Hai qualche consiglio da darci?
Meditate sulla mia tomba.
Noi Dove si trova?
Chiesa della Minerva a Roma.
Noi Ci possiamo avvicinare alla fede con questo mezzo(tabellone)?
Disse il vero Ciacco.
Noi Cosa possiamo fare?
Agire col prender anche voi il vostro pezzetto di Croce: “Il mio Legno è leggero!”.
Noi Tu sei venuto spontaneamente o segui un disegno?
Solo l’Altissimo non segue disegni.
Noi Esiste il libero arbitrio?
Il dono di Dio è il libero arbitrio.
Noi Sapremo qualcosa attraverso il tabellone?
Avrete qualche pallido lume.
Noi Allora è positivo farlo?
Solo se il cuore è disponibile al messaggio di Cristo.
Noi Tu puoi parlare ogni lingua?
Si, poiché non v’è grammatica per sciogliere i cuori degli uomini.

La comunicazione di Beato Angelico ci lasciò molto perplessi. Mi riferisco prevalentemente agli elementi di “prova” di cui andavamo in cerca per poter escludere l’intervento del nostro subcosciente nel fenomeno. Dicevo che la comunicazione ci lasciò perplessi perché certamente tutti e tre nel corso dei nostri studi di storia dell’arte, in epoca liceale, ci eravamo imbattuti nel Beato Angelico. Il nostro quesito era: è possibile che una sorta di memoria “sotterranea” avesse a distanza di tempo, e di quanto tempo, restituito così tanti dati che, successivamente riscontrati sui libri di testo, erano risultati assolutamente esatti? E se si, ciò era stato possibile attraverso il “pescaggio” nella memoria di chi di noi? O forse era verificato un “pescaggio” da “depositi” mnemonici di tutti e tre contemporaneamente si da mettere insieme a mo’ di mosaico i dati in possesso di ciascuno su quel determinato argomento? Una cosa era certa: che nessuno di noi ricordava in modo cosciente tanta dovizia di particolari di un’opera come quella dell’armadio della SS. Nunziata in Firenze, che peraltro, come avemmo poi modo di accertare, è composta da una serie di dipinti (esattamente trentacinque), uno dei quali costituito proprio dal “Cristo deriso”. Bene, dovevamo ammettere che in questa circostanza il nostro subconscio aveva fatto riemergere tutti i particolari di un’opera, e guarda caso quel particolare che meglio si attagliava al contenuto del messaggio ed a ciò che esso voleva significare. Ma anche ammesso tutto ciò come spiegabile, spiegabile non era il dato relativo all’anno di nascita. Infatti nei vari libri di testo di storia dell’arte, come pure in altri trattati a posteriori consultati, non è specificata con sicurezza la data di nascita del Beato Angelico. Questa viene infatti indicata in maniera approssimativa e dubbia. L’entità all’inizio della comunicazione esordisce indicando la data esatta ed aggiungendo che “su di essa hanno incertezze”; riferendo poi la data di morte, aggiunge che quest’ultima è a tutti nota. Desidero precisare, per dovere i obbiettività e di completezza del mio esporre, che l’opera dell’armadio della SS. Nunziata con trentacinque dipinti, uno dei quali raffigurante il “Cristo deriso”, non era riportata o effigiata in alcuno dei testi di cui noi tre eravamo in possesso. La verifica fu effettuata solo successivamente alla comunicazione attraverso la consultazione di testi concernenti monografie del pittore, nei quali la trattazione delle sue opere era più ampia e particolareggiata di quanto fosse quella dei nostri libri scolastici. Il 9 febbraio 1985 si presentò a noi un’entità di cui riporto integralmente la comunicazione.

H.P.B. Helena H.P.B.
Noi Che cosa significa?
H.P.B. Iniziali: Helena Petrovna Blavatskji. Ecaterineslav luogo nativo. Nata nel 1831, morta nel 1896 in Ucraina a Stanislav ((1. Il dato è inesatto; da successive verifiche si constatò che la Blavatskji morì a Londra nel 1891 dopo aver trascorso una vita ricca di straordinarie avventure in vari paesi del mondo.)) . Io fui infelice: atresia vaginale. ((2. Il termine scientifico della malformazione non fu mai riscontrato in alcun testo relativo alla vita della B.))Sposai sedicenne un settantenne, accortosene tentò di violentarmi con l’aiuto dei suoi soldati. Io fuggii ed iniziò così il mio peregrinare per il mondo alla ricerca dell’ignoto. Conobbi Mazzini; combattei a Mentana con Garibaldi.Io fui maestra in ciò che voi fate nel convento buddista di Ladak e cercai il vero attraverso tutti i quattro punti cardinali. Il mio maestro fu il mahatma Morja e Matamon . Io ho da parlare a tutti voi presenti: conobbi il culto della dea Iside e il vero in tante credenze dei popoli che adorarono la grande dea madre. Avete da temere nella vostra libidine di conoscenza la grande diavolessa poiché non siete ancora così forti da respingere i suoi incontrollati assalti: è l’antitesi quando Dio è tesi e sintesi. Ma una cosa io credo e voglio che sappiate: IL MONDO SI SALVERA’ ATTRAVERSO LA DONNA RAPPACIFICATRICE.
Noi Chi è la donna rappacificatrice la Madonna?
H.P.B. Questo sta a voi capire, ciò vi venni a dire insieme al monito di temere la RUSKAIA (o RUSSASKAIA o RUSSALKA). ((3. Non è stato mai possibile comprendere esattamente a cosa si riferisse, tuttavia le “russalke” sarebbero le cosiddette “ondine”, esseri dei boschi e dei laghi, del mito popolare mitteleuropeo, che si accompagnano ai folletti e agli elfi. E’ più probabile che volesse riferirsi alla “ragione”))). Addio.

La comunicazione della Blavatskji, come si noterà, differì da quelle precedenti perché praticamente priva di qualunque dialogo. L’entità si presentò esponendo il messaggio senza interruzioni, senza lasciare cioè spazio per interloquire.   Anche in questa occasione fummo assaliti dai soliti dubbi. Mia sorella in particolare, ricordò di avere letto alcune notizie sulla Blavatskji nel libro intitolato “Viaggio nel Mistero”, notizie che però a livello cosciente non rammentava. Anche in questa circostanza le verifiche successive, effettuate anche sul testo in nostro possesso, ci portarono a constatare che i dati contenuti nella comunicazione erano coincidenti ad eccezione del luogo e della data della sua morte. I dati che però più ci inquietavano erano alcuni particolari non riscontrabili nei testi, come la qualificazione esatta della malattia di cui era affetta, l’atresia vaginale, particolare questo non citato nel testo in nostro possesso. Anche questa volta dovevamo constatare che se “pescaggi” vi erano stati dal nostro subconscio, questi dovevano essersi verificati anche al di fuori di esso, dal momento che ogni volta le comunicazioni erano più ricche di dati e notizie rispetto a quanto potevamo avere inconsciamente incamerato a seguito delle nostre letture.   Sono tornato più volte sulla questione “subcosciente”, e vi tornerò ancora, perché chi legge possa il più possibile percepire il nostro stato d’animo nel corso di tutta la ricerca che, a quel tempo, doveva registrare un’alternanza di entusiasmo e di dubbio, tributo necessario al nostro radicatissimo raziocinio. Sicché nelle discussioni che immancabilmente seguivano, anche per giorni, alle comunicazioni, a turno assumevamo la veste dell’avvocato del diavolo a sostegno della tesi del subcosciente con l’intento di demolire razionalmente quanto stava capitandoci; ciò naturalmente non per piacere autolesionistico, bensì per tentare di metter sotto esame il fenomeno. Solo quando questo avesse superato le obbiezioni da noi stessi poste avrebbe potuto cominciare ad essere in qualche modo da noi accettato e considerato di provenienza esterna.   Il senso della comunicazione della Blavatskji, sfrondata dei numerosi particolari concernenti la sua vita terrena, necessari però per far breccia nei nostri dubbi, credo fosse proprio il suggerimento di diffidare della ragione da identificarsi nella “Russaskaia” o “Russalka”.   Le entità intervenute, oltre a fornire notizie circa le loro esistenze terrene, hanno costantemente lanciato un breve messaggio di carattere morale. Il dato significativo che mi preme in questa fase sottolineare è che, nonostante la differente personalità di ogni entità, (cosa immediatamente rilevabile dalla lettura delle comunicazioni), il messaggio di ognuna di esse appare pressoché monocorde, presenta cioè un denominatore comune e, vorrei dire, una sorta di filo conduttore. Il carattere univoco di tali messaggi morali ci aveva indotto a ritenerli frutto del subconscio, dal momento che la simiglianza dei contenuti ed il riferimento ai principi cristiani poteva trovare origine in quelle radici, sia pur remote, di educazione cristiana nella quale, per convenzione e per tradizione, ci eravamo formati. Tale ragionamento, che manteneva vivo in noi il sospetto di una origine subcosciente del fenomeno, aveva però trascurato aspetti importanti:
–          Tali messaggi morali sarebbero stati da noi al pari compresi e recepiti se fossero stati tratti da filosofie o da religioni a noi lontane sia nello spazio e nel tempo sia psicologicamente?
–          Posto che il messaggio cristiano sia il più moderno ed il più adeguato alla struttura attuale dell’uomo, quale motivo avrebbe indotto le entità a far ricorso a pensieri o insegnamenti alternativi (come si vedrà appresso) o già storicamente superati?
–          Per quale ragione non ritenere il legame esistente tra i messaggi come determinato da un preordinato disegno, vista la insussistenza di altri apparenti legami tra le personalità dei “messaggeri”?
Certamente tali considerazioni erano foriere di dubbi che dovevano però esser poi fugati dall’intervento del nostro Spirito Guida il quale ha impostato ed informato tutto il suo insegnamento sulla missione di Cristo, in modo da farci comprendere un po’ più profondamente l’importanza di tale missione, per ciò avvalendosi talvolta anche di riferimenti a filosofie e religioni diverse. Tutto questo ha dissolto in noi ogni dubbio poiché ci ha fornito in qualche modo delle “prove”, sia pure indirette, sulla origine extra-umana dei messaggi.
Invero il problema dell’aver “certezze” appare di non semplice soluzione ed alla luce delle personali esperienze devo dire che queste possono essere raggiunte o non. Diventa infatti una questione strettamente individuale e personale, o, se preferite di fede. Ed in un’ottica di fede (strettamente soggettiva e, quindi, incomunicabile) tutto ciò appare logico perché, dovendo essere fatto salvo il nostro libero arbitrio, che ha da restare intangibile per volere divino, la cosiddetta prova regina che dia la certezza assoluta, “scientifica”, il miracolo che inginocchia, non è dato se non, per specialissimi casi, dall’Alto.
La certezza è dunque lasciata ai più in “dono di conquista”; di conquista perché l’obbiettivo fede viene raggiunto a prezzo di macerazione interiore, di battaglie con la ragione e con i dubbi conseguenti; in dono poiché dono divino è il lasciarci liberi nella ricerca o nell’astenerci da essa; dono perché avendo più merito la conquista attraverso la lotta, viene “donata” la possibilità di avere più merito.   La comunicazione che segue, e che viene riportata integralmente, è certamente tra le più singolari, e non solo, di quel tempo. E ciò principalmente per due motivi: la particolarità dello stile, una sorta di prosa poetica in italiano del 1200 / 1300, e la profondità del contenuto. Nel messaggio si accenna per grandissime linee al concetto di “libertà” come dono di Dio all’uomo e si tratteggia il processo evolutivo dello spirito che, per vie dirette o traverse e travagliate, ha per obbiettivo il raggiungimento della Luce. L’entità trasmette questo concetto non solo come verità, ma come verità percepita attraverso la propria personale esperienza. Di qui l’invito a noi rivolto ad evitare errori che, come nel suo caso, renderebbero più “aspro” il procedere.   Lo spirito si presenta a noi con il nome di Farinata degli Uberti, uno dei personaggi più noti dell’inferno dantesco. Il sommo poeta lo pose nel girone delle tombe infocate dove sono condannati gli eretici e gli increduli (canto X), e lo descrive altero, con cipiglio irriducibile: “Dalla cintola in su tutto il vedrai”. Farinata inoltre ci fa presente che fu “mal collocato” dal poeta, riferendosi all’inferno inteso come luogo di sofferenza eterna: in realtà tutti hanno speranza di salvezza ed anch’egli, sebbene in atto in stato di dolore, sa che tale condizione è transitoria.

Farinata Or tu chi sei che il nostro fumo fendi?
Noi  Dicci tu chi sei.
Farinata Farinata de Li Uberti.
Noi Perché sei venuto?
Farinata Mal fui collocato!
Noi Perché?
Farinata Amor mi venne in salvamento.
Noi Perché ti esprimi così?
Farinata M’aggrada immenso.
Noi Qual è il motivo della tua presenza al tabellone?
Farinata I’ vegno a dirvi de la notte profonda e de lo Lume eterno.
Noi Tu hai detto che mal fosti collocato. Perché e dove ti collocò Dante?
Farinata No’ venni a parlar con voi di lettere, ma a ricordar la Somma Sapienza e lo Primo Amor (N.d.A. – V. Canto III verso 6° dell’ “Inferno”).
Noi Tu adesso in quale condizione ti trovi?
Farinata  Tutto ritorna per aspri sentieri a lo Primo Amor (N.d.A. – V. Canto V verso 103° dell’ “Inferno”), che non è quello che a “nullo amato amar perdona”. In principio era ‘l Verbo: ma Amor lo spinse tanto che ‘l mondo e l’altre stelle generar volle di Sua natura luminosa. Poi ‘l tempo giunse di generar chi sovra tutto avrebbe amato: Uomo fu ‘l suo nome. Donar la luce o preveggenza? Donar mancanza di malattia veruna? Ne lo splendor de li anni suoi migliori lasciarlo imperituro e forte? No’ volle, poiché picciola cosa per Chi ‘n Sé tutto l’amor contiene. Per lo Suo figlio amato Colui che tutto può volle inventare “Libertade”. Così fu dono all’uom vecchiezza e morbo rio: fe’ la morte “prima” con libertà di sceglier, scellerata, la “secunda”. Parte di noi miserevole la vole!Or i’ vi canto de la Luce che spenger mai si puote. I’ no la tengo accosta ma vers’Ella ognor procedo. A voi, fratelli, ne la terra carca di dolore e pianto, dico di mai obliare in cuor l’Amor che mai abbandona. A vostro conforto e salvamento, sappiate che la morte vi sorveglia. Essa dolor però non porta ch’a l’umano misero sembiante. Nullo timor, fratelli, abbiate d’essa, poiché del Padre Altissimo l’abbraccio, poi, v’attende eterno.
E pure ‘n tenebra o nel pianto, lo mio poeta errò nel dire: “Non isperate mai veder lo Cielo” ((1. Inferno Canto III, Versi 82 / 87: “Ed ecco verso noi venir per nave un vecchio bianco per antico pelo, gridando: “Guai a voi, anime prave; non isperate mai veder lo Cielo! I’ vegno per menarvi all’altra riva ne la tenebra eterna, in caldo e in gelo”.)) Tutto vedrà domani, al fin, la Luce. Non disperdete però le mie parole ne la mota de li peccati immondi, poiché immenso, ed arduo, e forte, ed aspro, sarebbe come ‘l mio, lo vostro camminar verso salvezza. Or ‘i soffro e piango, e di mie ferite caldo ed urente sangue scorre. Ad asciugar mie lagrime Amor Celeste mi soccorre. Tutto vi diss’io. Ora lasciate ch’io mi dolga di mie colpe, e pur sorrida ne la certezza de la Luce. Vi sia la luce, mentre per mio peccato a me non fu.

Un’altra comunicazione particolarmente significativa per i contenuti in essa espressi fu quella avvenuta il 22 febbraio 1985 nella quale intervenne un’entità che non si qualificò con alcun nome, e che noi per comodità definimmo “Mister X”. La prima parte della comunicazione, assai strana, fu scarsamente comprensibile. Alcune parole furono espresse in lingua francese commiste ad altre in italiano, che, nella circostanza, stentammo ad interpretare, tanto che sulle prime ritenemmo di scarsissimo interesse la comunicazione. Al contrario ed inaspettatamente il messaggio si rivelò significativo per la peculiarità del suo contenuto. Esso infatti ribaltava la nostra tradizionale concezione del giudizio di Dio, di un premio e di un castigo, e ci proponeva di contro una visione che, facendo salva l’idea della Giustizia, manteneva intatta l’immagine di un Dio amorevole e ci prospettava il principio dell’ “autogiudizio” e dell’ “autopunizione”.

Mr. “X” Voi credete di comprendere il messaggio di Cristo come prima credevate di capire il mio parlarvi straniero. Fratelli amati io vi dico: temete il male se dimentichi per un attimo della grande, reale e sicura promessa dell’ultimo abbraccio divino; né Colui che tutto può volle mandare chi sta nella Sua Luce. Spaventoso è l’immenso dolore che attende chi Dio tradì.La mia condizione, pur nella speranza della Croce, è di orribile desolazione nel deserto infinito della mia pena. Voi siete la pallida penombra di un conforto umano e l’angoscia mi soffoca, tale da voler quasi annullarmi, ma l’Amore si soccorre e la speranza.Se solo un soffio viveste ciò, maledireste d’esser nati. Ma non è dolore passivo, bensì attivo ed è quello che voi ancora non conoscete. Io venni a comunicarvi la cosa più importate, anche se qualcuno di voi riteneva vuota questa mia comunicazione. Il dolore non è passivo post-mortem come quello sopportato per le più atroci torture, per le più efferate ingiustizie, per la più disfacente solitudine che aberrante mente umana abbia potuto o potrà concepire. Esse sono pur sempre accettabili, ma impensabile, inaccettabile, repellente, orribile, dilaniante è il dolore acerbissimo per la perdita di Dio, poiché davvero, e per la prima volta, vi trovate davanti ad un raggio abbacinante di Luce che vi colpisce di amore struggente, come in infinitissima parte potrebbe tenerissima mamma o amante che morendo d’amore vi dica senza rancore: perché m’offendi così?Allora sai d’aver perduto la Luce, ma Dio Padre ti chiama ancora! Egli può tutto e vuole dimenticare, per amore di averti con Sé. L’acerbissimo dolore prende dunque tutti i peccatori, anche quelli contro l’umanità, ma il Padre ti chiama ancora: vieni a me figlio diletto … anche non hai superato la prova del mondo. A quel punto tutti sentono di non poter avvicinarsi, Dio può però d’un balzo portarti seco, ma nell’amore per il tuo dolore Dio ti lascia ancora, ancora, ancora la libertà di scegliere e tutti scelgono di soffrire: pur ancora il dono di sommo amore, così non puoi sottrarti dall’espiazione. Dolore attivo! Attivo perché scelto.Non potete avvertire che il barlume di tutto ciò ma riflettervi sopra. Solo il conforto di quell’inconcepibile amore ti sostiene.

 

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