L’Arca dell’alleanza e la Gerusalemme Celeste

Due stati della Coscienza

Premessa

Il problema di fondo che ottenebra la capacità interpretativa della maggior parte di coloro che si accingono nell’improbo cimento di interpretare prima e spiegare poi alcune delle antiche scritture che ci parlano di un universo trascendente, consiste proprio nel fatto che, essendo detto universo nascosto ai sensi fisici, e perciò alla nostra ragione, (e dunque al metodo cui la nostra mente è avvezza), gli studiosi si fermino alla sola interpretazione razionale degli scritti sapienziali dimenticando che troppo spesso essi sono pervasi dal mito, dal simbolo, dall’allegoria. Si verifica pertanto una sorta di perenne conflitto tra l’interpretazione letterale, analitica, razionale e quella simbolica che solo il sensorium dell’immaginativo/ispirativo può donarci.

L’obbiezione secondo cui solo attraverso la razionalità sia possibile l’attività interpretativa e che quella immaginativa o intuitiva sarebbe falsa e fuorviante, non è corretta; anzi è da ritenersi semmai esattamente l’opposto. Così dapprima tenterò di interpretare lo scritto attraverso l’intuizione per come mi è concesso di fare, cioè attraverso la appercezione immediata e folgorante, e solo successivamente sottoporrò quanto pervenutomi ad analisi ed esame critico razionale. Dunque, una perenne battaglia tra ragione e intuizione; battaglia che non avrebbe motivo di sussistere poiché entrambe sono lingue che non confliggono tra loro, ma che semmai hanno possibilità di integrarsi e, interagendo, di giungere a più alte vette di conoscenza.

Questo il metodo: applicare il sensorium appercettivo e solo successivamente quello analitico/razionale che mi permetterà, attraverso l’esame critico, di verificare, di valutare.

Né qui si ha la presunzione che tutto possa esser portato alla luce della coscienza (e quindi al vaglio della ragione); tuttavia può ottenersi quanto basta per discovrire una piccola verità oggi e forse una più grande Verità domani.

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Quanto premesso appare necessario alla comprensione delle scritture sacre; il metodo appena descritto infatti va applicato sia in alcune parti dell’antico testamento che nei testi apocalittici, cioè in quei testi definiti tali proprio perché si prefiggono lo scopo di rivelare cose nascoste ai più, ossia nascoste proprio a coloro che non sono ancora nel tempo, ovvero non sono ancora formati alla comprensione di tali rivelazioni.

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Come è noto, la Bibbia ci racconta di un grande profeta, Mosè, il quale ebbe il compito di liberare il suo popolo dalla schiavitù in Egitto e di condurlo alla Terra Promessa. Mosè riesce nell’impresa di portare fuori dall’Egitto il popolo di Israele. Durante il lungo viaggio durato 40 anni (numero simbolico) per raggiungere la Terra Promessa solcata da fiumi di latte e miele (ciò basti a significare di come il racconto sia surreale[1]), Mosè ricevette da Dio le tavole della LEGGE; esse furono scolpite dalla Divinità nella pietra. Legge che le 12 tribù di Israele avrebbero da quel momento in avanti dovuto osservare.

Le lapidi su cui Dio incise la LEGGE furono custodite da Mosè all’interno di una cassa costruita appositamente per contenerle.

Non mi soffermerò a dire di come il viaggio di 40 anni sia la rappresentazione simbolica del viaggio dell’anima che, da Dio originata, dopo traversie ed esperienze torna a Lui, né a dire di come il racconto sia il medesimo che Gesù descrive con la parabola del figliol prodigo, né a dire di come Omero ci racconti la medesima storia attraverso il viaggio di Ulisse, perché i racconti, imbastiti nei modi più svariati, ci rappresentano sempre e solo la medesima avventura, il medesimo cammino: quello dell’anima.

Desidero, di contro, soffermare la mia attenzione proprio sulla cassa di legno fatta costruire da Mosé: l’Arca dell’Alleanza, l’alleanza con Dio. E se di alleanza si parla vuol dire che ci fu un momento, un tempo in cui si stabilì il legame tra Dio e l’uomo.

Se però noi interpretassimo letteralmente dovremmo concludere che Mosè tenendo molto a custodire le importantissime lapidi con le sacre scritte, le volle conservare in una cassa di legno che, come ci viene raccontato, si trascinò dietro per tutto il viaggio. Nei secoli seguenti però della cassa non si seppe più nulla; andò forse smarrita? O forse è tutt’oggi segretamente custodita da qualcuno o da qualche ignota congrega religiosa di… ebrei, cristiani? Chissà. Oggi alcuni si spendono in ammirevoli ricerche dell’arca peraltro mai giunte a buon fine.

È da notare come lo scrittore biblico si sia impegnato a descrivere l’arca dell’alleanza con grande dovizia di particolari; desta anzi stupore il fatto che l’autore, o gli autori, non abbiano illustrato nei minimi dettagli proprio le sacre pietre che recano incisi i comandamenti, preferendo soffermarsi lungamente sulla scatola destinata a contenerli. Che sia allora il contenitore più prezioso ed importante del contenuto? [ Vedasi in proposito il passo biblico riportato in fondo (1) ] .

Dunque, una descrizione dettagliatissima che non si esaurisce alla sola cassa, ma anche alla tenda – una sorta di recinto sacro – al cui interno sarà collocata l’arca ed ai veli che staranno all’intorno e perfino al loro colore. Un vero e proprio santuario dovrà realizzare Mosè su indicazione di Dio, dove sarà posto il prezioso contenitore delle tavole della Legge.

In definitiva, viene da pensare che sia la cassa in legno d’acacia e lamine d’oro, sormontata da due cherubini, l’oggetto sacro del culto, non altro. Allora sorge ineludibile la domanda sul che cosa rappresenti l’arca se considerata così preziosa, addirittura più delle stesse tavole: dobbiamo allora sforzarci e passare dall’interpretazione letterale del racconto biblico a quella simbolica e formulare l’ipotesi che l’arca sia la raffigurazione allegorica dell’anima dell’uomo! L’anima nel cui intimo devono essere marchiate a fuoco le leggi divine. È ormai da millenni che le tavole mosaiche vi sono impresse: Non ruberai, non mentirai, non fornicherai, non ucciderai, etc.!!

Infatti, non v’è uomo quasi che non sappia nel suo cuore che è male, uccidere, rubare, etc.

Se ne conclude che le tavole della Legge, l’Arca, la tenda, i veli, siano un modo di raccontarci allegoricamente di come la Legge mosaica sia ormai incisa in modo indelebile nell’anima dell’uomo e che in questo sacro Sacello la Legge sia custodita per sempre.

Appare doveroso ora fare un breve inciso che ha riguardo ad alcune stagioni che l’uomo deve attraversare. Questi periodi, per consuetudine umana, li leghiamo al tempo cronologico, ma in realtà essi ne sono svincolati; infatti, prescindono dallo scorrere del tempo così come noi abitualmente lo intendiamo e si proiettano invece sul progresso spirituale, ossia sulla evoluzione della Coscienza, che viene contrassegnata da tre distinte epoche: le grandi età “Pietrina”, “Paulina” e “Giovannea”.

Vediamo meglio in breve di che cosa si tratta con l’aiuto di un brano di alto sapere:

Se l’ io sono agisce sui tre corpi trasforma l’astrale in sé cosciente spirituale: il manas altresì detto “manna” nei tempi biblici. Trasforma il corpo eterico in uomo spirito altresì detto atma, ed il fisico in spirito vitale o budhi. Ciò avviene per gradi allorché l’io si riflette sui tre corpi: ATTENZIONE: l’io è superiore e deve riflettersi sugli inferiori ma da cui riceve , vincendoli, dono di vita cosmica.

Chi accoglie l’ “Io Sono” diviene capace con il proprio io di modificare e generare le parti nuove dei tre corpi. Ma se ciò avviene, diviene parte dell’ Io Cosmico riconoscendosi in fratellanza con gli altri “Sé spirituali”, “Uomini Spirito”, “Spiriti Vitali”. All’incontrario, e non comprendendo se già l’età Giovannea entra nell’azione, si ha il compimento tentato del risultato prima del compiuto. (…)

La casa dei Figli è quella degli “io sono” ormai attivi sui tre corpi e già attivanti da molto tempo i tre corpi.

Nell’età Pietrina, che vuol rappresentare il Padre, era la legge sull’astrale che si rifletteva sull’ “io sono” non ancora “Io Sono”. Nell’età Paulina la fede realizza l’ “Io Sono” e diviene principio del trasmuto. Nell’età Giovannea il trasmuto è completo e l’ ”Io Sono” governa in unità sincosmica con gli altri “Io Sono”. (…)

I figli della Casa sono giovannei come il loro rappresentato da Spirito Santo; i paulini dal Figlio.

  • Età Pietrina: il tempo della Legge;
  • Età Paulina: il tempo della fede attraverso la Parola del Cristo;
  • Età Giovannea: il tempo dello Spirito Santo; il tempo dei Figli della Casa divenuti tali per la avvenuta trasmutazione dei tre corpi (Sé Spirituale, Uomo spirito e Spirito Vitale) grazie all’inchino dell’Io Sono che ha operato la fecondazione sui tre corpi.

La LEGGE pertanto contrassegna l’età Pietrina: coloro che appartengono all’età Pietrina sono CEFA, pietra. Oggi molti stanno ancora attraversando questo stadio dell’anima; è lo stadio che Giovanni nell’Apocalisse indica nel simbolo del cavallo nero cavalcato da un uomo con la bilancia: la giustizia che opera attraverso la LEGGE. Lo stadio nel quale sono ancora operanti le forze egoiche che la Legge sottomette e frena; dunque, per età Pietrina è da intendersi l’uomo ancora preda delle forze dell’ego che Giovanni in Apocalisse chiama dragone antico, diavolo, satana. Di qui come conseguenza il dolore ed il karma con il ciclo delle rinascite, o ANANCHE, meccanismo regolatore – ben noto nella mitologia greca – che ristabilisce l’equilibrio cosmico turbato dall’uomo quando costui, avvalendosi del libero arbitrio, provoca effetti che stridono con l’ordine e l’armonia cosmica.

I quaranta anni di viaggio per raggiungere la Terra Promessa, di cui si diceva, stanno ad indicare, in forma simbolica, il tempo necessario a quel trasmuto dei tre corpi da parte dell’Io Sono. La terra promessa da Dio agli ebrei non può certamente essere considerata un luogo fisico, bensì una condizione dell’anima che, al termine dei c.d. 40 anni, ha subìto la necessaria mutazione e, affinandosi, si è preparata al passaggio alla nuova condizione: il passaggio dalla autocoscienza alla Super-Coscienza!

Alla fine, il popolo di Israele, completato l’attraversamento del deserto, giunge alla mèta tanto ambita e sofferta. Ma Mosè[2] sorprendentemente viene fermato da Dio, non potrà raggiungere anche lui quella Terra; chissà perché? Forse perché il suo compito è di fermarsi prima e di accompagnare gli uomini di ogni generazione attraverso il passaggio che li conduce a quella terra? Una sorta di buon Caronte?

Nel vangelo di Marco, ritroviamo Mosè che, assieme ad Elia, entra in contatto con Gesù.

È un contatto quasi fisico cui assistono alcuni discepoli di Gesù (Pietro, Giacomo e Giovanni) i più progrediti sul piano iniziatico e quindi spirituale.

« 1Diceva loro: «In verità io vi dico: vi sono alcuni, qui presenti, che non morranno prima di aver visto giungere il regno di Dio nella sua potenza.».
2Sei giorni dopo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e li condusse su un alto monte, in disparte, loro soli. Fu trasfigurato davanti a loro 3e le sue vesti divennero splendenti, bianchissime: nessun lavandaio sulla terra potrebbe renderle così bianche. 4E apparve loro Elia con Mosé e conversavano con Gesù. 5Prendendo la parola, Pietro disse a Gesù: «Rabbì, è bello per noi essere qui; facciamo tre capanne, una per te, una per Mosé e una per Elia».  ( Mc 9,1-5)

Siamo nel punto focale in cui il vangelo di Marco ci rivela qui come l’intervento del Cristo sia necessario ad aiutare l’umanità a traghettare dall’età Pietrina a quella Paulina e come ciò avvenga anche con l’ausilio del traghettatore Mosè.

Quanto precede a significare che tutti noi siamo in cammino e stiamo faticosamente attraversando il nostro deserto, ciascuno il proprio; impiegheremo quaranta anni? Forse di più o forse meno, chi può dirlo. La destinazione però è a noi nota: la Terra Promessa, Gerusalemme, la città nuova e santa dove cesserà il pianto e la tribolazione, la terra del latte e del miele.

E giungiamo alla descrizione che ci fa Giovanni nell’Apocalisse di questa terra, anzi di questa Città santa: la Gerusalemme Celeste. [Vedasi in proposito il passo riportato in fondo (2) ]

Lo scrittore, anche in questo caso, fa una descrizione molto minuziosa, conta il numero delle porte, descrive i materiali con cui è costruita, ne comunica le misure dalle quali si evince che ha forma di cubo (notoriamente simbolo di stabilità assoluta), e così via.

Forma, numeri materiali, tutto è caratterizzato da immagini simboliche. Il numero 12 ad esempio ricorre di continuo.

Si afferma altresì che nella Città Santa non vi sarà più lamento o affanno, non vi sarà più malattia, dolore o morte né vi sarà menzogna; vi regnerà l’Agnello che la terrà come sua sposa.

Sulle 12 porte saranno scritti i nomi delle 12 tribù di Israele, mentre al suo interno un fiume d’acqua viva cristallina scorrerà perenne e sarà sempre giorno. Intere moltitudini potranno accedervi e godere della pace che vi regna.

Insomma, quello che potremmo in una parola definire uno stato di grazia senza termine per chi vi soggiorna.

Ciò è riservato a coloro che hanno raggiunto un alto livello di affinamento spirituale. Hanno attraversato il deserto, hanno vinto le forze egoiche, hanno mangiato la manna (si sono cioè nutriti della Parola), hanno rinnegato il vitello d’oro ed hanno scelto l’Agnello.

Dunque, il passaggio è avvenuto; è avvenuto quel transito dall’Arca/Anima di ciascun uomo individuo, alla Città santa abitata da una Comunità di uomini legati fra loro dall’amore e dall’affinità. Un passaggio dall’età Pietrina a quella Giovannea (avendo attraversato l’età Paulina). I primi a raggiungere Gerusalemme sono proprio le 12 tribù di Israele che infatti hanno il nome di ciascuna incisa sul frontone di ogni porta della Gerusalemme celeste. E questo è un collegamento inequivoco tra il passo biblico e l’Apocalisse di Giovanni.

Sebbene nel tempo l’Apocalisse di Giovanni può aver subìto manipolazioni e inquinamenti, il senso generale della rivelazione persiste e ci dona importantissime informazioni; esse sono difficilmente verificabili sul piano razionale, come si è avuto modo di affermare in premessa, tuttavia le ritengo convincenti nonostante l’impossibilità di darci una reale rappresentazione di quanto viene descritto; l mondo metafisico non può infatti essere raffigurato, rappresentato, descritto se non attraverso allegorie e simboli.

Dunque, in conclusione, come abbiamo visto precedentemente, coloro che hanno accolto l’Io Sono (maiuscolo) nel corso dell’età Paulina hanno fatto sì che il loro (minuscolo) si riflettesse sull’astrale, sull’eterico e sul fisico generando le parti nuove dei tre corpi e provocandone la trasformazione in: “Sé spirituale”, “Uomo Spirito”, “Spirito Vitale”; detti corpi nuovi permetteranno all’Io Sono (maiuscolo) di governare in unità sincosmica con gli altri Io Sono (maiuscolo), ovverossia con i cosiddetti Figli della Casa, in altre parole, semplici parole, con gli “abitanti della Nuova Gerusalemme”.

L’età Pietrina con la Legge impressa nell’anima è il punto da cui siamo partiti, l’età Paulina il percorso, duro, percorso che, attraverso la fede e con l’aiuto del Cristo, ci fa superare il deserto, infine l’età Giovannea il punto di arrivo che implica l’ingresso nella Città Santa.

Un salto temporale? Quaranta anni nel deserto? Certamente no, poiché non è il tempo cronologico umano che dobbiamo calcolare, anche se poi la vita materiale, intesa come ciclo delle rinascite, ci precipita in un illusorio vortice temporale; è da calcolare invece la rapidità, o al contrario la lentezza (poiché dipende solo da noi), con cui conquistiamo, amplifichiamo la auto-Coscienza grazie alla nostra capacità di “fecondare noi stessi” (gnothi se auton – conosci, ossia feconda te stesso – ), e siccome il Maggiore ha da inchinarsi a servire i minori, ecco che Gesù si mette al servizio dei discepoli suoi, ma anche al nostro servizio e ci dà il suo grande insegnamento operando la lavanda dei piedi; se vogliamo progredire, è pertanto necessario imparare ad inchinarci e lavare i piedi dei fratelli minori, conseguentemente anche il nostro Io Sono si inchinerà per sunpathos a fecondare i nostri minori corpi trasformandoli così come si è descritto.

Tutto quanto precede non può non portarci che ad unica conclusione: i testi biblici presi in esame hanno riguardo a due differenti, quanto fondamentali, stati di Coscienza e ci narrano in modo velato di come inarrestabile sia per noi il processo di accrescimento della consapevolezza dell’Essere sol che lo si appetisca. Ciò è offerto a tutti. Cercare è una libera scelta, ma se si cerca si trova, poiché a chiunque chiede sarà dato e a chiunque bussa ai battenti del Cielo verrà aperto.

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Esodo 10 – 25-26-27:

ESODO – 25

1Il Signore parlò a Mosé dicendo: 2«Ordina agli Israeliti che raccolgano per me un contributo. Lo raccoglierete da chiunque sia generoso di cuore. 3Ed ecco che cosa raccoglierete da loro come contributo: oro, argento e bronzo, 4tessuti di porpora viola e rossa, di scarlatto, di bisso e di pelo di capra, 5pelle di montone tinta di rosso, pelle di tasso e legno di acacia, 6olio per l’illuminazione, balsami per l’olio dell’unzione e per l’incenso aromatico, 7pietre di ònice e pietre da incastonare nell’efod e nel pettorale. 8Essi mi faranno un santuario e io abiterò in mezzo a loro. 9Eseguirete ogni cosa secondo quanto ti mostrerò, secondo il modello della Dimora e il modello di tutti i suoi arredi.
10Faranno dunque un’arca di legno di acacia: avrà due cubiti e mezzo di lunghezza, un cubito e mezzo di larghezza, un cubito e mezzo di altezza. 11La rivestirai d’oro puro: dentro e fuori la rivestirai e le farai intorno un bordo d’oro. 12Fonderai per essa quattro anelli d’oro e li fisserai ai suoi quattro piedi: due anelli su di un lato e due anelli sull’altro. 13Farai stanghe di legno di acacia e le rivestirai d’oro. 14Introdurrai le stanghe negli anelli sui due lati dell’arca per trasportare con esse l’arca. 15Le stanghe dovranno rimanere negli anelli dell’arca: non verranno tolte di lì. 16Nell’arca collocherai la Testimonianza che io ti darò.
17Farai il propiziatorio, d’oro puro; avrà due cubiti e mezzo di lunghezza e un cubito e mezzo di larghezza. 18Farai due cherubini d’oro: li farai lavorati a martello sulle due estremità del propiziatorio. 19Fa’ un cherubino a una estremità e un cherubino all’altra estremità. Farete i cherubini alle due estremità del propiziatorio. 20I cherubini avranno le due ali spiegate verso l’alto, proteggendo con le ali il propiziatorio; saranno rivolti l’uno verso l’altro e le facce dei cherubini saranno rivolte verso il propiziatorio. 21Porrai il propiziatorio sulla parte superiore dell’arca e collocherai nell’arca la Testimonianza che io ti darò. 22Io ti darò convegno in quel luogo: parlerò con te da sopra il propiziatorio, in mezzo ai due cherubini che saranno sull’arca della Testimonianza, dandoti i miei ordini riguardo agli Israeliti.
23Farai una tavola di legno di acacia: avrà due cubiti di lunghezza, un cubito di larghezza, un cubito e mezzo di altezza. 24La rivestirai d’oro puro e le farai attorno un bordo d’oro. 25Le farai attorno una cornice di un palmo e farai un bordo d’oro per la cornice. 26Le farai quattro anelli d’oro e li fisserai ai quattro angoli, che costituiranno i suoi quattro piedi. 27Gli anelli saranno contigui alla cornice e serviranno a inserire le stanghe, destinate a trasportare la tavola. 28Farai le stanghe di legno di acacia e le rivestirai d’oro; con esse si trasporterà la tavola. 29Farai anche i suoi piatti, coppe, anfore e tazze per le libagioni: li farai d’oro puro. 30Sulla tavola collocherai i pani dell’offerta: saranno sempre alla mia presenza.
31Farai anche un candelabro d’oro puro. Il candelabro sarà lavorato a martello, il suo fusto e i suoi bracci; i suoi calici, i suoi bulbi e le sue corolle saranno tutti di un pezzo. 32Sei bracci usciranno dai suoi lati: tre bracci del candelabro da un lato e tre bracci del candelabro dall’altro lato. 33Vi saranno su di un braccio tre calici in forma di fiore di mandorlo, con bulbo e corolla, e così anche sull’altro braccio tre calici in forma di fiore di mandorlo, con bulbo e corolla. Così sarà per i sei bracci che usciranno dal candelabro. 34Il fusto del candelabro avrà quattro calici in forma di fiore di mandorlo, con i loro bulbi e le loro corolle: 35un bulbo sotto i due bracci che si dipartono da esso e un bulbo sotto i due bracci seguenti e un bulbo sotto gli ultimi due bracci che si dipartono da esso; così per tutti i sei bracci che escono dal candelabro. 36I bulbi e i relativi bracci saranno tutti di un pezzo: il tutto sarà formato da una sola massa d’oro puro lavorata a martello. 37Farai le sue sette lampade: vi si collocheranno sopra in modo da illuminare lo spazio davanti ad esso. 38I suoi smoccolatoi e i suoi portacenere saranno d’oro puro. 39Lo si farà con un talento di oro puro, esso con tutti i suoi accessori. 40Guarda ed esegui secondo il modello che ti è stato mostrato sul monte.

ESODO – 26

1Quanto alla Dimora, la farai con dieci teli di bisso ritorto, di porpora viola, di porpora rossa e di scarlatto. Vi farai figure di cherubini, lavoro d’artista. 2La lunghezza di un telo sarà di ventotto cubiti; la larghezza di quattro cubiti per un telo; la stessa dimensione per tutti i teli. 3Cinque teli saranno uniti l’uno all’altro e anche gli altri cinque saranno uniti l’uno all’altro. 4Farai cordoni di porpora viola sull’orlo del primo telo all’estremità della sutura; così farai sull’orlo del telo estremo nella seconda sutura. 5Farai cinquanta cordoni al primo telo e farai cinquanta cordoni all’estremità della seconda sutura: i cordoni corrisponderanno l’uno all’altro. 6Farai cinquanta fibbie d’oro e unirai i teli l’uno all’altro mediante le fibbie, così la Dimora formerà un tutto unico. 7Farai poi teli di pelo di capra per la tenda sopra la Dimora. Ne farai undici teli. 8La lunghezza di un telo sarà di trenta cubiti; la larghezza di quattro cubiti per un telo; la stessa dimensione per gli undici teli. 9Unirai insieme cinque teli da una parte e sei teli dall’altra. Piegherai in due il sesto telo sulla parte anteriore della tenda. 10Farai cinquanta cordoni sull’orlo del primo telo, che è all’estremità della sutura, e cinquanta cordoni sull’orlo del telo della seconda sutura. 11Farai cinquanta fibbie di bronzo, introdurrai le fibbie nei cordoni e unirai insieme la tenda; così essa formerà un tutto unico. 12La parte che pende in eccedenza nei teli della tenda, la metà cioè di un telo che sopravanza, penderà sulla parte posteriore della Dimora. 13Il cubito in eccedenza da una parte, come il cubito in eccedenza dall’altra parte, nel senso della lunghezza dei teli della tenda, ricadranno sui due lati della Dimora, per coprirla da una parte e dall’altra. 14Farai per la tenda una copertura di pelli di montone tinte di rosso e al di sopra una copertura di pelli di tasso.
15Poi farai per la Dimora le assi di legno di acacia, da porsi verticali. 16La lunghezza di un’asse sarà dieci cubiti e un cubito e mezzo la larghezza. 17Ogni asse avrà due sostegni, congiunti l’uno all’altro da un rinforzo. Così farai per tutte le assi della Dimora. 18Farai dunque le assi per la Dimora: venti assi verso il mezzogiorno, a sud. 19Farai anche quaranta basi d’argento sotto le venti assi, due basi sotto un’asse, per i suoi due sostegni, e due basi sotto l’altra asse, per i suoi due sostegni. 20Per il secondo lato della Dimora, verso il settentrione, venti assi, 21come anche le loro quaranta basi d’argento, due basi sotto un’asse e due basi sotto l’altra asse. 22Per la parte posteriore della Dimora, verso occidente, farai sei assi. 23Farai inoltre due assi per gli angoli della Dimora sulla parte posteriore. 24Esse saranno formate ciascuna da due pezzi uguali abbinati e perfettamente congiunti dal basso fino alla cima, all’altezza del primo anello. Così sarà per ambedue: esse formeranno i due angoli. 25Vi saranno dunque otto assi, con le loro basi d’argento: sedici basi, due basi sotto un’asse e due basi sotto l’altra asse. 26Farai inoltre traverse di legno di acacia: cinque per le assi di un lato della Dimora 27e cinque traverse per le assi dell’altro lato della Dimora e cinque traverse per le assi della parte posteriore, verso occidente. 28La traversa mediana, a mezza altezza delle assi, le attraverserà da una estremità all’altra. 29Rivestirai d’oro le assi, farai in oro i loro anelli, che serviranno per inserire le traverse, e rivestirai d’oro anche le traverse. 30Costruirai la Dimora secondo la disposizione che ti è stata mostrata sul monte.
31Farai il velo di porpora viola, di porpora rossa, di scarlatto e di bisso ritorto. Lo si farà con figure di cherubini, lavoro d’artista. 32Lo appenderai a quattro colonne di acacia, rivestite d’oro, munite di uncini d’oro e poggiate su quattro basi d’argento. 33Collocherai il velo sotto le fibbie e là, nell’interno oltre il velo, introdurrai l’arca della Testimonianza. Il velo costituirà per voi la separazione tra il Santo e il Santo dei Santi. 34Porrai il propiziatorio sull’arca della Testimonianza nel Santo dei Santi. 35Collocherai la tavola fuori del velo e il candelabro di fronte alla tavola sul lato meridionale della Dimora; collocherai la tavola sul lato settentrionale. 36Farai una cortina all’ingresso della tenda, di porpora viola e di porpora rossa, di scarlatto e di bisso ritorto, lavoro di ricamatore. 37Farai per la cortina cinque colonne di acacia e le rivestirai d’oro. I loro uncini saranno d’oro e fonderai per esse cinque basi di bronzo.

ESODO – 27

1Farai l’altare di legno di acacia: avrà cinque cubiti di lunghezza e cinque cubiti di larghezza. L’altare sarà quadrato e avrà l’altezza di tre cubiti. 2Farai ai suoi quattro angoli quattro corni e costituiranno un sol pezzo con esso. Lo rivestirai di bronzo. 3Farai i suoi recipienti per raccogliere le ceneri, le sue palette, i suoi vasi per l’aspersione, le sue forcelle e i suoi bracieri. Farai di bronzo tutti questi accessori. 4Farai per esso una graticola di bronzo, lavorato in forma di rete, e farai sulla rete quattro anelli di bronzo alle sue quattro estremità. 5La porrai sotto la cornice dell’altare, in basso: la rete arriverà a metà dell’altezza dell’altare. 6Farai anche stanghe per l’altare: saranno stanghe di legno di acacia e le rivestirai di bronzo. 7Si introdurranno queste stanghe negli anelli e le stanghe saranno sui due lati dell’altare quando lo si trasporta. 8Lo farai di tavole, vuoto nell’interno: lo faranno come ti fu mostrato sul monte.
9Farai poi il recinto della Dimora. Sul lato meridionale, verso sud, il recinto avrà tendaggi di bisso ritorto, per la lunghezza di cento cubiti sullo stesso lato. 10Vi saranno venti colonne con venti basi di bronzo. Gli uncini delle colonne e le loro aste trasversali saranno d’argento. 11Allo stesso modo sul lato rivolto a settentrione: tendaggi per cento cubiti di lunghezza, le relative venti colonne con le venti basi di bronzo, gli uncini delle colonne e le aste trasversali d’argento. 12La larghezza del recinto verso occidente avrà cinquanta cubiti di tendaggi, con le relative dieci colonne e le dieci basi. 13La larghezza del recinto sul lato orientale verso levante sarà di cinquanta cubiti: 14quindici cubiti di tendaggi con le relative tre colonne e le tre basi alla prima ala; 15all’altra ala quindici cubiti di tendaggi, con le tre colonne e le tre basi. 16Alla porta del recinto vi sarà una cortina di venti cubiti, lavoro di ricamatore, di porpora viola, porpora rossa, scarlatto e bisso ritorto, con le relative quattro colonne e le quattro basi. 17Tutte le colonne intorno al recinto saranno fornite di aste trasversali d’argento: i loro uncini saranno d’argento e le loro basi di bronzo. 18La lunghezza del recinto sarà di cento cubiti, la larghezza di cinquanta, l’altezza di cinque cubiti: di bisso ritorto, con le basi di bronzo. 19Tutti gli arredi della Dimora, per tutti i suoi servizi, e tutti i picchetti, come anche i picchetti del recinto, saranno di bronzo.
20Tu ordinerai agli Israeliti che ti procurino olio puro di olive schiacciate per l’illuminazione, per tener sempre accesa una lampada. 21Nella tenda del convegno, al di fuori del velo che sta davanti alla Testimonianza, Aronne e i suoi figli la prepareranno, perché dalla sera alla mattina essa sia davanti al Signore: rito perenne presso gli Israeliti di generazione in generazione.

(2)

Apocalisse di Giovanni

Libro dell’Apocalisse – 21

1E vidi un cielo nuovo e una terra nuova: il cielo e la terra di prima, infatti, erano scomparsi e il mare non c’era più. 2E vidi anche la città santa, la Gerusalemme nuova, scendere dal cielo, da Dio, pronta come una sposa adorna per il suo sposo. 3Udii allora una voce potente, che veniva dal trono e diceva:
«Ecco la tenda di Dio con gli uomini!
Egli abiterà con loro
ed essi saranno suoi popoli
ed egli sarà il Dio con loro, il loro Dio.
4E asciugherà ogni lacrima dai loro occhi
e non vi sarà più la morte
né lutto né lamento né affanno,
perché le cose di prima sono passate».
5E Colui che sedeva sul trono disse: «Ecco, io faccio nuove tutte le cose». E soggiunse: «Scrivi, perché queste parole sono certe e vere». 6E mi disse:
«Ecco, sono compiute!
Io sono l’Alfa e l’Omèga,
il Principio e la Fine.
A colui che ha sete
io darò gratuitamente da bere
alla fonte dell’acqua della vita.
7Chi sarà vincitore erediterà questi beni;
io sarò suo Dio ed egli sarà mio figlio.
8Ma per i vili e gli increduli, gli abietti e gli omicidi, gli immorali, i maghi, gli idolatri e per tutti i mentitori è riservato lo stagno ardente di fuoco e di zolfo. Questa è la seconda morte».
9Poi venne uno dei sette angeli, che hanno le sette coppe piene degli ultimi sette flagelli, e mi parlò: «Vieni, ti mostrerò la promessa sposa, la sposa dell’Agnello». 10L’angelo mi trasportò in spirito su di un monte grande e alto, e mi mostrò la città santa, Gerusalemme, che scende dal cielo, da Dio, risplendente della gloria di Dio. 11Il suo splendore è simile a quello di una gemma preziosissima, come pietra di diaspro cristallino. 12È cinta da grandi e alte mura con dodici porte: sopra queste porte stanno dodici angeli e nomi scritti, i nomi delle dodici tribù dei figli d’Israele. 13A oriente tre porte, a settentrione tre porte, a mezzogiorno tre porte e a occidente tre porte. 14Le mura della città poggiano su dodici basamenti, sopra i quali sono i dodici nomi dei dodici apostoli dell’Agnello.
15Colui che mi parlava aveva come misura una canna d’oro per misurare la città, le sue porte e le sue mura. 16La città è a forma di quadrato: la sua lunghezza è uguale alla larghezza. L’angelo misurò la città con la canna: sono dodicimila stadi; la lunghezza, la larghezza e l’altezza sono uguali. 17Ne misurò anche le mura: sono alte centoquarantaquattro braccia, secondo la misura in uso tra gli uomini adoperata dall’angelo. 18Le mura sono costruite con diaspro e la città è di oro puro, simile a terso cristallo. 19I basamenti delle mura della città sono adorni di ogni specie di pietre preziose. Il primo basamento è di diaspro, il secondo di zaffìro, il terzo di calcedònio, il quarto di smeraldo, 20il quinto di sardònice, il sesto di cornalina, il settimo di crisòlito, l’ottavo di berillo, il nono di topazio, il decimo di crisopazio, l’undicesimo di giacinto, il dodicesimo di ametista. 21E le dodici porte sono dodici perle; ciascuna porta era formata da una sola perla. E la piazza della città è di oro puro, come cristallo trasparente.
22In essa non vidi alcun tempio:
il Signore Dio, l’Onnipotente, e l’Agnello
sono il suo tempio.
23La città non ha bisogno della luce del sole,
né della luce della luna:
la gloria di Dio la illumina
e la sua lampada è l’Agnello.
24Le nazioni cammineranno alla sua luce,
e i re della terra a lei porteranno il loro splendore.
25Le sue porte non si chiuderanno mai durante il giorno,
perché non vi sarà più notte.
26E porteranno a lei la gloria e l’onore delle nazioni.
27Non entrerà in essa nulla d’impuro,
né chi commette orrori o falsità,
ma solo quelli che sono scritti
nel libro della vita dell’Agnello.

Libro dell’Apocalisse – 22

1E mi mostrò poi un fiume d’acqua viva, limpido come cristallo, che scaturiva dal trono di Dio e dell’Agnello. 2In mezzo alla piazza della città, e da una parte e dall’altra del fiume, si trova un albero di vita che dà frutti dodici volte all’anno, portando frutto ogni mese; le foglie dell’albero servono a guarire le nazioni.
3E non vi sarà più maledizione.
Nella città vi sarà il trono di Dio e dell’Agnello:
i suoi servi lo adoreranno;
4vedranno il suo volto
e porteranno il suo nome sulla fronte.
5Non vi sarà più notte,
e non avranno più bisogno
di luce di lampada né di luce di sole,
perché il Signore Dio li illuminerà.
E regneranno nei secoli dei secoli.
6E mi disse: «Queste parole sono certe e vere. Il Signore, il Dio che ispira i profeti, ha mandato il suo angelo per mostrare ai suoi servi le cose che devono accadere tra breve. 7Ecco, io vengo presto. Beato chi custodisce le parole profetiche di questo libro».
8Sono io, Giovanni, che ho visto e udito queste cose. E quando le ebbi udite e viste, mi prostrai in adorazione ai piedi dell’angelo che me le mostrava. 9Ma egli mi disse: «Guàrdati bene dal farlo! Io sono servo, con te e con i tuoi fratelli, i profeti, e con coloro che custodiscono le parole di questo libro. È Dio che devi adorare».
10E aggiunse: «Non mettere sotto sigillo le parole della profezia di questo libro, perché il tempo è vicino. 11Il malvagio continui pure a essere malvagio e l’impuro a essere impuro e il giusto continui a praticare la giustizia e il santo si santifichi ancora.
12Ecco, io vengo presto e ho con me il mio salario per rendere a ciascuno secondo le sue opere. 13Io sono l’Alfa e l’Omèga, il Primo e l’Ultimo, il Principio e la Fine. 14Beati coloro che lavano le loro vesti per avere diritto all’albero della vita e, attraverso le porte, entrare nella città. 15Fuori i cani, i maghi, gli immorali, gli omicidi, gli idolatri e chiunque ama e pratica la menzogna!
16Io, Gesù, ho mandato il mio angelo per testimoniare a voi queste cose riguardo alle Chiese. Io sono la radice e la stirpe di Davide, la stella radiosa del mattino».
17Lo Spirito e la sposa dicono: «Vieni!». E chi ascolta, ripeta: «Vieni!». Chi ha sete, venga; chi vuole, prenda gratuitamente l’acqua della vita.
18A chiunque ascolta le parole della profezia di questo libro io dichiaro: se qualcuno vi aggiunge qualcosa, Dio gli farà cadere addosso i flagelli descritti in questo libro; 19e se qualcuno toglierà qualcosa dalle parole di questo libro profetico, Dio lo priverà dell’albero della vita e della città santa, descritti in questo libro.
20Colui che attesta queste cose dice: «Sì, vengo presto!». Amen. Vieni, Signore Gesù. 21La grazia del Signore Gesù sia con tutti.

  1. Del resto, tutto il testo biblico è ricco di simbologie: simbolico è il passaggio del mar Rosso, simbolico il vitello d’oro, simbolica la manna che piove dal cielo e così via.
  2. Il nome deriva dall’ebraico Masciah, che, a sua volta, è legato al termine egizio mes, che significa “figlio”. Il suo significato è dunque “bambino”, ma anche “salvato dalle acque”.
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