Sull’ uomo e la sua natura

I corpi che lo costituiscono

Se l’uomo vuole realmente affrontare il non facile compito della “conoscenza”, deve operare una vera e propria rivoluzione interiore.

Finché continuiamo ad operare con i nostri cinque sensi – o i prolungamenti tecnologici che ci siamo costruiti (telescopi, microscopi, amplificatori di luce, di suoni infra e ultra, etc.) -, per acquisire dati e poi elaborarli col cervello – o con i prolungamenti di esso – (p.c., elaboratori elettronici o super calcolatori, etc.), resteremo fermi al palo di partenza. La via per raggiungere la conoscenza, anche se disagevole, è tuttavia percorribile. Possiamo procurarci gli strumenti atti allo scopo forgiandoli da noi stessi, come vedremo più avanti, attraverso l’osservanza e l’applicazione di discipline iniziatiche.

Dobbiamo far crescere i nuovi sensi! Se i cinque sensi a noi noti appartengono al corpo fisico, gli altri, i costruendi, appartengono ai nuovi corpi, anch’essi in via di trasmutazione nei nuovi fisico/Sottile/Causale attraverso l’inchino dell’Io Sono su di essi.

Si attua così l’opera di trasformazione: l’Io, che costituisce la parte più elevata di noi, si “inchina” sui tre corpi, elevandoli e trasformandoli, ma traendo contemporaneamente da essi forza ed impulso alla propria crescita ed all’ampliamento della propria coscienza.

Non dimentichiamo che la nostra individualità, realizzata anche attraverso la nostra fisicità, implica apparente separatezza dal Tutto. Più ci incapsuliamo e releghiamo nel nostro ego e più ci separiamo, ci allontaniamo dalla Fonte; più tentiamo di “ragionare” e più ci è difficoltoso il cammino per la ricerca del Vero. Allorché, al contrario, dimenticando noi stessi, riusciremo a forare e frantumare il guscio che ci individualizza, potremo riallacciarci alla Fonte e dilatarci nell’infinito. Per questo la necessità del lavoro iniziatico e la trasformazione dei corpi.

Gnoti Se Auton

Sul frontone del tempio di Delfi, uno dei più importanti della Grecia dell’antichità, v’era incisa una scritta a grandi lettere acché il devoto visitatore potesse agevolmente leggerla e potesse trarne spunto di meditazione: “Gnoti Se Auton”.

Era un invito alla più ardua delle imprese cui è chiamato ciascun uomo: il “Conosci Te Stesso” !!

Ma quale significato profondo si celava in quella esortazione?

Quale cimento avrebbe dovuto l’uomo intraprendere? Chi veramente avrebbe dovuto “conoscere” e come?

Il “conosci te stesso” è da intendere in senso biblico, dunque l’esortazione vuol dire: feconda te stesso. E’ attraverso l’inchino dell’Io Sono sui tre corpi inferiori che si realizza la loro fecondazione e trasformazione. L’Io genera così le parti nuove di essi: l’astrale si trasforma in “sé cosciente spirituale”; l’eterico in “uomo spirito”; il fisico in “spirito vitale”. E’ il medesimo concetto che ritroviamo nel passo evangelico della “lavanda dei piedi”: Gesù che si china a lavare i piedi dei discepoli.

Struttura dei corpi: Ordinario, Sottile, Causale, Grande Sé.

Dagli insegnamenti delle guide:

Al di là allora delle definizioni e dei nomi che vorremo dare, continuiamo col dire che se il corpo – lo chiameremo “ordinario” – va verso la sua fine naturale, il corpo che chiameremo “Sottile” permane verso la proiezione che ultima confina con il corpo che chiameremo “Causale”.

Sono diversi modi di computare, con il cervello computazionale, l’essenza e l’Essenza della realtà.

Non a caso il confine fra i tre corpi di cui detto è sfumato ed evanescente come luce che trasfonde fra tre strati di vetro; o meglio di lastre pellucide.

Quando noi lasciamo il nostro corpo ordinario, passiamo – valga per tutti il saperlo – da una condizione di presenza fisica sul mondo che siamo stati invitati a vivere, ad una condizione di contatto più permeante con il corpo Sottile che rappresenta il nostro modo d’essere noi stessi. Ma il corpo ordinario è agganciato a ciò che in vita ha percepito come proprio e verso cui è stato indirizzato dalla stessa realtà della materica essenza.

Esso corpo ordinario – si badi – non è qualcosa di distaccato, ma è qualcosa di distaccabile al momento in cui è il momento ed il Tempo!

Se il corpo Sottile prende coscienza della perdita è soltanto perché il Causale ha imposto la perdita. Ma il Causale non è padrone e signore dei tre corpi – sé compreso – ; esso e tutti insieme i tre sono governati dal Sé che li coordina (diremmo in termine computazionale).

Ed allora la realtà che viviamo è composta dai tre strati di lastre pellucide, e nel – per così dire – “Guardaroba” dell’Eternità vi sono soltanto Corpi Causali; quelli, cioè, che saranno chiamati, se voluti, dai Grandi Sé.

Cosa vuol dire tutto ciò?

Vuol dire semplicemente che la nostra percezione umana, finché crediamo, “crediamo” di vivere nel pianeta scelto (fra i tanti) è naturalmente correlata al corpo ordinario. Esso è correlato e composto da tutto ciò che l’attrae e verso cui indirizza l’andare. Ma l’ordinario è guidato dalle emozioni che sono collegate, anzi inserite, nel Sottile, il Quale è il vero corpo della realtà come umanamente ogni uomo riconosce nel rapporto d’affetto, antipatia, stima, interesse, e quant’altro con ogni altro uomo. Infine, a meglio specificare il tutto, v’è il Causale che – siccome il termine qui usato indica con precisione – è fonte e scaturigine “causale” d’ogni azione che dal Sottile viene decisa perché l’ ordinario la compia.

Ma a complicare le cose – interviene il Sé. Il Sé non è entità che penetra i tre corpi, o li indossa come maschere per dimenticare d’essere Partizione del Grande Unico SE’. Esso è il – come dire – “pilota” del “viaggio” , il quale, scelto il mezzo e tutto ciò che il mezzo potrà compiere, intraprende effettivamente il viaggio. E non beve nulla dal mitologico fiume Lete (dunque non ha oblio di alcunché), ma soltanto chiude ogni possibilità d’interferire con la triade nella quale e con la quale ha deciso d’intraprendere il viaggio.

Così il bimbo che nasce! Non più, però il giovinetto, ed ancor meno l’adulto, né meno ancora il vecchio. Ma soltanto se il viaggio ha compiuto il percorso previsto e – possibilmente – programmato.

In altri termini è durante il viaggio che, condotto dai tre mezzi intersecatisi fra di essi, il Sé perviene a migliore coscienza di “se stesso” prima e di “Se Stesso poi”.

La possibilità che il progredire del viaggio dia spazio alla coscienza del Sé non deriva dal viaggio stesso e dal compimento di esso, ed infine dal bilancio che il Sé fa del viaggio. La coscienza del Sé deriva invece dalla “Comunicazione” costante e progressiva con i tre mezzi che ha scelto antecedentemente al viaggio.

Se – ad esempio – Noi abbiamo scelto mezzi agili e ben attrezzati, ed armati e di cornucopia di doni ricolmi, e, dopo esserci immersi nella realtà materiale del vivere materico abbiamo appetito il Cielo, allora va da sé che il Nostro Sé ha comunicato con i tre mezzi perché l’esperienza di tali tre mezzi ha permesso detta comunicazione.

Insomma non vi sono compartimenti stagni ma un’unica realtà di intersecazione “non Computazionale” che alla fine è quello che – si permetta la perifrasi – è il “Grande Gioco del Grande Eterno Fanciullo” che è l’unico Essere che perennemente, ed apparentemente immutabilmente, ma diveniente eternamente, E’!

Ora ritornando al nostro problema che è quello della realtà che preme al corpo Sottile (si badi non all’ordinario carco di gravame di sensi e pulsioni istintuali), che è, per se stessa definizione, albergo delle emozioni, degli apprezzamenti di valore morale, del dolore e della gioia, ed in fine anche dell’amore umanamente inteso, v’è da dire che esso, al momento della morte del fisico, si distacca, o per meglio dire si porta verso migliore evanescenza, in una dimensione che si pone al confine fra il tempo materiale umano e quello immobile della realtà: intorno (a seconda delle aggregazioni da vincere) ai 40 giorni terrestri; tale tempo apparrebbe all’uomo incarnato nel suo ordinario.

E’ questo il tempo dell’umano registrare il tempo che permette al Sottile di scollarsi dall’ordinario.

Succede che poi il Causale pretende a sé il Sottile, per portarsi infine (quest’ultimo n.d.r.) verso il Causale che tutto tale processo governa (sono semplificazioni che, dinanzi al reale incedere del processo risultano del tutto riduttive ed incomplete).

Eppure noi sappiamo bene che il problema che “ci” preme è il primo passaggio che individua lo spegnersi del corpo ordinario. Ed esso passaggio viene stabilito dal Sé per il mezzo del Causale attraverso l’intervento del Sottile.

I mezzi perché l’ordinario passi allo scollamento dal Sottile sono molteplici: v’è lo spegnersi semplicemente, e v’è il trauma. Altro non è dato e tutte le morti umane si ricongiungono a tali fattispecie.

Se v’è spegnersi v’è chiusura senza soluzione di continuo di un ciclo vitale, se v’è trauma v’è, invece, il troncare quella esperienza per due ordini di ragioni: o il ciclo è stato completato, e quindi si continuerebbe a vivere umanamente in giostra inutile, oppure il ciclo non serve più al Sé che se ne vuole disfare per progredire d’un balzo verso altro.

Non è caso di soffermarsi sui mezzi: ma all’umana voglia di conoscere l’abisso del mistero diremo, che – ad esempio – un modo per sciogliere lo Spirito dall’esperienza ormai conclusa, o non più utile, è quello di Or, la moglie di Lot (si rammenti la genesi biblica). Essa guardando verso Sodoma si trasformò in una colonna di sale. Dunque il guardare verso la materia e la vita terrena immerge nel sale, gonfia di sale trasforma in sale. All’incontrario, il perdere la realtà materiale e lo scollarsi dall’ordinario è…perdere sale!

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