Il Sentiero del Padre

Il sentiero che porta ai mondi superiori

Capitolo IX

Sulla libertà

Partiamo da un frammento di una vecchia comunicazione:

(…) “Anzitutto: libero arbitrio. La cosiddetta libertà è sentita dall’uomo come urgente necessità in eventuale assenza pena il non sentire di viver da uomo. Ma l’errore che si compie è quello di non considerare che tale concetto è espresso da incarnati, dunque, nella condizione più vincolante. Così la libertà che si ritiene poter gestire assoluta è già per gli spiriti parziale: ché solo in Dio totale, completa ed infinita. Nell’esperienza della materialità confluiscono le limitazioni che, della libertà, porta la materia stessa. Ma allora la libertà fu non data all’uomo da Dio? Se Dio avesse dato alla propria creatura la LIBERTÀ totale non avrebbe creato a sua immagine e somiglianza ma solo avrebbe partenogeneticamente duplicato se stesso già tutto. Così aveva da donare libertà già limitata. Essa ancor più costretta dalla materialità si riduce alla libertà di scegliere il cammino dell’evoluzione. Contro, dunque, il parere grossolano di chi vede nella libertà il ricettacolo per la richiesta dei più disparati diritti essa è la necessità quasi di conformarsi alla legge universale che scelta liberamente diviene faro per la prosecuzione lungo la via dell’evoluzione. Questo è sommario di quanto avrò poi a dirvi. Orbene nella scelta della libertà concorre la volontà e la volontà di applicare la volontà: ben differenti cose tra loro. Così ho volontà d’agire ma posso non trovare volontà di applicare tale prima volontà. Nell’amore il tutto segue identico cammino ma qualcosa di particolarmente imprevedibile permea di sé tale virtù prima: la fede che folgora riempiendone i contenuti, l’amore stesso travalicando ogni ostacolo volitivo ed ogni claudicante libertà.” (…)

Leggiamo ora un altro passo risalente al 2007:

Dunque, se Egli vuole che nel Sé Tutto vi sia l’Opposto di Sé (il Nulla-Male-Allontanato da Sé) allora deve far’sì che quella parte di Sé doppio (errato dire doppia; poiché sempre nell’Uno) sia libera di essere l’opposto del Sé da cui partiva e da cui è stata allontanata per volontà di quest’ultima. In Dio ogni parte di sé (altra erronea affermazione, poiché non può esservi parte di un Unico Tutto Uno) è in effetti libera perché è proprio questo il Dono (altro errore logico; poiché non Dono ma Naturale Fisiologia – potremmo dire – della Libertà di Dio di essere Libero veramente) che la rende veramente “Parte” di Dio.

Non abbiamo però necessità di parlare di Grande Sé per appena intravedere il Mistero di tale Libertà. Allora diremo – pur sempre riducendo in estrema povera sintesi – che i Sé “Decidono” liberamente ciò che vorranno fare, in quale ordo-So-Cau immettersi, ma – badate – la libertà non è di scegliere il “film” da interpretare, ma di scegliere il “genere” di film.

Dunque, se io – Sé che decide LIBERAMENTE – scelgo un genere di film per realizzare il (già realizzato, peraltro) Essere di Dio (Tutto-Nulla-Unico), dovrò poi interpretare tale – diciamo – film. Ma lì e lì ancòra, ed ancòra una volta, ho LIBERTA’: libertà di andare verso o contro lo stesso genere di film – in tale caso sono contro la scelta, e dunque in allontanamento dal progetto divino (che Io, in quanto parte stessa di Dio, ho deciso di realizzare; né mai mi sarebbe stato imposto). Poi, inoltre, ho la realtà dell’ordinario e del Sottile e del Causale che mi danno ancòra possibilità – pur nel solco del “genere” di film scelto – di interpretare quel ruolo che potrò scegliere in quel modo od in quell’altro modo.

Omnia in podere et mensura posuit Deus.

Tutto Dio pose secondo pesi e misure.

Così Egli ritenne di donare facoltà di scelta all’uomo e quindi di renderlo libero.

L’anelito alla libertà è sentimento come abbiamo visto che alberga in ogni uomo in modo insopprimibile ed irrinunciabile.

Il concetto di libertà va circoscritto all’essenza dell’uomo come tale, e pertanto non è possibile ritenere che egli possieda la libertà “absoluta” che è solo in Dio.

Ma vediamo prima di tutto che cosa dobbiamo qui intendere per libertà.

Certo, se all’uomo fosse stato concesso di scegliere tra Dio e il Non, avrebbe certamente optato per la prima delle due possibilità: la forza attrattiva di Dio sarebbe stata irresistibile per lui. Dunque, dobbiamo supporre che per garantire la condizione di libertà all’uomo Dio gli abbia conferito forze centrifughe (potremmo definirle contro-spinte) e, al tempo stesso, abbia ritenuto di renderSi invisibile all’occhio umano[15], ‘ché, altrimenti, a nulla sarebbero valse quelle forze capaci di operare il “distacco” (distacco, tuttavia, non reale ma solo apparente e dunque virtuale) dal Nucleo d’Origine.

Le prime – le forze centrifughe – taluni hanno definito forze “arimaniche”[16] o “luciferiche”. Esse conferiscono all’entità uomo la cosiddetta “egoità” e cioè la capacità, per ognuno, di sentirsi un’entità autonoma ed individualmente cosciente. Esse forze trascinano l’uomo, che vive la materialità, a vedere se stesso come un universo indipendente ed unico, separato dalla restante realtà; una condizione che comporta amore sì, ma egoistico.

Guardando unicamente a quest’ultimo aspetto saremmo indotti ad attribuire connotazioni negative a dette forze. Ma in realtà non è così. Esse, invero, nel conferirci l’egoità ci consentono di percepire noi stessi come esseri dotati di autocoscienza, in altre parole di possedere quell’ “io sono” che ci individualizza e che rende ciascuno consapevole di sé. Questo è il grande, grandissimo dono del Padre Celeste, che con esso elargisce a noi anche quella libertà di cui dicevamo inizialmente. Una libertà che ci consente di criticare Dio, di contrastarLo, di bestemmiarLo, persino di negarLo.

Per tali ragioni non possiamo definire dette forze solo come negative o solo come positive; dobbiamo però accettarle come necessarie, anzi, come indispensabile presupposto della libertà in quanto forze dell’autocoscienza.

La libertà, così ottenuta, comporta, come detto, la facoltà di poter scegliere Dio, ovvero di ignorarLo. Io sarò libero di cercarLo o meno; sarò, per es., libero di tributarmi merito nella scoperta scientifica senza dover esprimere gratitudine ad Alcuno se non a me stesso.

D’altra parte, però, se dovessi accettare Dio, e quindi sceglierLo, dovrei contrastare fortemente proprio quelle forze che, in questo caso, rendono difficile il percorso frutto della mia libera scelta: dovrei soffocare la voce dell’ego che grida, e con essa quella della ragione che all’ego è così strettamente legata. Dovrei rivolgermi non più verso me stesso ma verso i fratelli che intuisco essere porzioni del mio essere, poiché unendomi ad essi mi proietto verso quel Tutto che liberamente scelsi e verso Cui intendo ricongiungermi.

Vincere se stessi è dunque la mèta; sopire le forze arimaniche è la sfida. Ambire a tale obbiettivo diviene alla fine una necessità poiché gradualmente il Sé di ognuno prende consapevolezza di essere frammento – mai realmente separatosi, ma soggettivizzatosi – di quel Tutto Cui oggi anela ricongiungersi.

E ciò accade anche per coloro che hanno serbato più fortemente vive di altri le forze arimaniche, nell’illusorio convincimento che così avrebbero salvaguardato la propria individualità ad aeternum! Anche su costoro – non potendo essi persistere indefinitamente nell’errore – prevarrà la vittoria del Vero.

Ma non è tutto. Alla fine, l’uomo, che liberamente scelse di sciogliersi dal legame egoico scoprendo di essere parte non separata del Tutto – e dunque egli stesso il Tutto – raggiungerà quella Libertà che sorprendentemente apprenderà essere non più relativa ma assoluta quale riflesso di Dio; comprenderà d’essere figlio Suo e dunque della Sua stessa natura.

Ma a quel punto ci si smarrisce, la mente si perde nell’infinità dell’Essere e miseramente annega nell’oceano sconfinato dell’umanamente inconcepibile.

Dio, dunque, non si impone all’uomo, ma nemmeno Gli si nega, Si nasconde semmai a lui e, nascondendoSi, gli permette di essere libero di sceglierLo o meno, riconoscendogli in tal modo più merito per la ricerca o, in caso contrario, concedendogli amorevole giustificazione ove non l’avesse intrapresa (poiché Lui si era nascosto!).

È dunque la libertà, dono divino, che realizza la parte oscura di Dio, quella che potremmo definire “Male” (Male che in Dio dobbiamo sempre ricordare essere privo di apprezzamento morale). Dio, dunque, accetta il male come conseguenza del dono di libertà elargito ai Suoi figli. È una zona d’ombra destinata tuttavia a non rimanere tale. Non si pensi che Dio sia in ciò condizionato o necessitato, anzi; la Sua perfezione passa proprio da ciò: se non avesse fatto dono di libertà non avrebbe realizzato Se Stesso come Dio d’Amore; se non fosse stato Dio d’Amore sarebbe stato un Dio senza Giustizia, non avrebbe cioè posto tutto secondo pesi e misure; e ciò in conflitto con la perfezione e l’armonia. Ecco come l’un punto poggia necessariamente sugli altri due che andiamo più oltre ad esaminare.

Ciò premesso leggiamo un passo di origine medianica:

“E’ soltanto dopo l’antropos del Cristo che inizia la risalita (antropos da ana-trepo = mi rivolgo verso l’alto). Tuttavia, la risalita, che dopo il Cristo è SCELTA LIBERA, presenta un bivio: quello della strada dell’alto e quella del basso. Però, che la strada dell’Alto sia del tutto seducente ed attraente (inteso come attrazione irresistibile), è pacifico. Ma allora verrebbe meno la libertà di scegliere o non l’Alto. A ciò provvedono le Contro-Forze che, a solo fine di beneficio di libertà, sono – per così dire – tollerate dall’Eterno.

Orbene, se nell’ondivago scendere verso il basso per l’inizio dell’autocoscienza (perché ciò vale per ogni uomo e per tutti gli uomini) il mio percorso sarà incerto e contraddittorio, allorquando sarò comunque nella dimensione di Antropos, potrei in effetti essere nell’impossibilità di scegliere liberamente perché più fragile, meno attratto verso l’Alto e più condizionato da controforze. L’Amore vero consiste (e pur Iddio fa ciò) nel dare, tuttavia, un piccolo – per così dire – “aiuto”; ed è aiuto di Amore e di Preghiera. Badate che nessuno è immune dalle contro-forze: esse sono anche all’interno di voi quando l’ordinario vince, con il suo tonare di voce, l’astrale (Corpo Sottile n.d.a.).”

Per non tralasciare nulla sull’argomento, desidero riportare qui di seguito una comunicazione di natura “iniziatica” con cui le guide pongono un quesito che a tutta prima risulta contraddittorio e di non semplice soluzione eppure importante per conchiudere in modo appropriato il tema sulla libertà dell’uomo. Il quesito richiedeva una attenta riflessione da parte nostra per poter fornire poi appropriata soluzione al quesito.

Guide:

(…) Perché Libertà contro Amore? E perché Amore contro Libertà?

Bisogna partire da lontano.

Anzitutto dal concetto di Oggettività contrapposto a quello di Soggettività.

Ricordate che la Natura (o Dio se vogliamo elevarci) è oggettiva; mentre il creato uomo o vivente animale è – pur se realtà oggettiva – soggettivo essere. Orbene, se la Natura è oggettiva il dono che essa dà al suo prodotto creato è di opportunità di accogliere nel proprio soggettivo l’oggettività (qualche cosa che vi ricorderà le Categorie di qualcuno). Ma l’opportunità di cogliere l’oggettività rendendola soggettiva è il confarsi alla Natura in funzione, però, di istinti e pulsioni che quella stessa Natura ha dato al suo creato. Se, invece, il creato applica il proprio diritto di Libertà (e Demetra ritorna ad essere Dea di Libertà dallo scontro con Metanira) esso può trasmutare la Natura rendendo l’oggettività più simile alla propria soggettività, in tal modo, però, denaturandola.

Allora, il Dono d’Amore dell’Oggettività è l’opportunità di applicare la Libertà.

Per contro, il diritto alla Libertà del creato denatura la Natura (il bisticcio è ad hoc) trasmutandola in funzione di istinti e pulsioni; eppure, è Libertà pura! Se ricordate, però, la base degli iniziati eleusini insisteva sul principio del donare qualcosa di sé agli altri affinché gli altri donassero qualcosa di sé per la “costruzione” del Cosmo migliore. E dunque, se io dono ed il ricevente accetta il mio donare è Amore, ed il ricevere aderendo alla volontà libera del donatore non è però più Libertà, in quanto aderisco senza soggettivare ma accogliendo l’oggettività senza esercitare Libertà.

Il discorso si complica nella definizione dell’esercizio della Libertà soggettiva che agisce sull’oggettività trasmutandola: la definizione era quella di “Stregoneria”. Ma Dio, se ci crea e ci dà Dono d’Amore di opportunità, è Colui che esercita la Sua Volontà e la Sua Libertà di donare; noi, invece – intesi come noi umani – siamo ad un bivio dinanzi al quale possiamo imboccare Libertà, oppure Amore.

Se imbocchiamo Libertà, abbiamo necessità – proprio per essere liberi – di adottare gli strumenti che sono nostri (e non Suoi): la Ragione! Se invece adottiamo via d’Amore, e dunque di “aderenza” al Suo volere (“Padre, allontana se puoi… ma sia comunque fatta la Tua e non la Mia Volontà”) saremo invero pressoché simili – se non uguali – all’oggettività (e cioè alla Natura ed a Dio), ma non saremo, con siffatto ragionamento, più liberi.

Lo stesso in perfetta sintonia con la Conoscenza (quella Vera): se aderisco all’Oggettività, conoscerò appercettivamente il Tutto, ma non avrò esercitato alcun diritto di Volontà e di Libertà; se, invece non aderisco, e voglio essere libero, dovrò avvalermi soltanto del mio piccolo strumento Ragione, ma non conoscerò MAI!

Eppure, Iddio ci diede Libertà, Volontà, ed Opportunità di Coscienza e Conoscenza.

Come correlarli?

Il quesito aveva anche lo scopo di far giungere ciascuno di noi autonomamente, con le nostre forze, attraverso meditazione e ragionamenti, alla soluzione e farci cogliere il tema della libertà dell’uomo da un punto di vista più alto e complesso. Qui di seguito riporto sinteticamente la soluzione che trovammo, ma che non ho la presunzione di affermare che sia la più esaustiva delle possibili.

Risposta di E.S.O. (Est, Sud, Ovest :

(…) Al quesito “come correlare Volontà ed Opportunità di Coscienza e Conoscenza”? risponderei d’impulso nel modo più semplice: “Aderendo liberamente alla volontà di Lui (Dio) finché la mia divenga la Sua”. Sull’esempio del Cristo. In fondo anche Lui avrebbe fino all’ultimo potuto “liberamente” rifiutare la Croce che, invece, accettò, liberamente aderendo alla Volontà del Padre come tramandano i vangeli (“Padre allontana da me questo calice, tuttavia sia fatta non la mia ma la tua volontà”).

Un dato è incontrovertibile: che dono d’Amore di Dio Padre è lasciarci liberi di accogliere o meno l’oggettività nella nostra soggettività. Il chimico che manipola la Natura e le sue leggi per tornaconto personale, inquinando, avvelenando ed alterandoLa, altro non fa che piegare l’oggettività alla soggettività dell’uomo, fa cioè “stregoneria”. Gli Indios dell’Amazzonia, ad esempio, si armonizzano invece con Essa e, attraverso vie misteriose, ne conoscono alcuni misteri (quali gli effetti di alcune piante medicinali e la loro preparazione che talvolta richiede procedure estremamente complesse; conoscenze evidentemente acquisite per via appercettiva).

E allora?

Allora la partita si gioca, forse, sulla volontà libera dell’uomo. E forse non a caso la condizione essenziale per esercitarla è che si sia incarnati; nelle condizioni, cioè, di poter essere separati e sufficientemente “lontani” da Dio, tanto da non essere influenzati da Lui, e dunque avere la consapevolezza della propria soggettività e di conseguenza anche della libertà di fare scelte autonome (teoria del Dio ascoso di Pascal). Taluni peraltro giungono a negare perfino la Sua esistenza, tanto efficace è il gioco di illusione.

In conclusione, Dio nel partirsi – pur non frazionandosi in Realtà – dona, per Amore di Se Stesso, a Se Stesso partito, libertà di rimanere nel Suo seno o di allontanarsi ‘sì da perfezionare quella autonomia che diventa soggettività (e quindi autocoscienza) che però comporta l’uscita dal Suo seno (mito della cacciata dal Paradiso terrestre), ma tale scelta libera, pur possibile grazie al Suo dono d’Amore, comporta la via del dolore di cui è permeata la strada del ritorno. Ma, sappiamo bene, non è detto che si torni. Il dono amorevole di Libertà è e deve poter essere tale, cosicché è dato di poter fare scelta alternativa libera, anarchica del “non amore” fino alle estreme conseguenze, fino… alla Morte dello spirito: la c.d. morte seconda.

Dicevamo che la partita si gioca sul piano della volontà dell’uomo. Così come ci venne detto un tempo l’esercizio della nostra volontà ci divide dalla Fonte e ci lascia combattere apparentemente da soli con l’unica arma: la nostra Ragione. La ragione per vincere la quale è necessario giungere a “fare il vuoto” dentro di noi ed entrare nella “non mente”. Solo facendo il vuoto infatti giunge a noi la conoscenza del vero! Ma ciò deve avvenire quasi spontaneamente poiché se eserciteremo la volontà di riempirci avremo esercitato una libera volontà che ci separa dalla Fonte vanificando il tentativo!”

Per non dividerci la nostra volontà dovrà fluire in sintonia con quella divina.

Se Dio ci crea e ci dà dono d’Amore di opportunità (esercitando liberamente la Sua volontà e la Sua libertà di donare), noi, come insegnano gli iniziati eleusini, dovremmo a nostra volta imitarLo e fare lo stesso: decidendo di volere liberamente donare amore al prossimo.

Dunque, concluderei dicendo che il quesito così come è posto nella comunicazione costituisce in certo qual senso una sorta di trappola sul piano razionale.

Viene infatti detto: “se io dono – ed il ricevente accetta il mio donare – è Amore. Ma se il ricevente aderisce alla volontà libera del donatore non esercita la libertà in quanto aderisce senza soggettivare ma accogliendo l’oggettività senza esercitare la Libertà”.

Bene, chiarisco meglio: Come uomo, il “creato” potrà liberamente soggettivare il dono ovvero accoglierne l’oggettività. E in tale condizione la Libertà si traduce in:

esercitare l’egoismo (la soggettivazione) o non esercitarlo e dunque AMARE!

Ma Amare è in definitiva, per la creatura, il diventare a sua volta DONATORE! Divenire, cioè, simile a Colui dal Quale ha ricevuto il dono. Ed in ciò è libero di esserlo o meno. Essenza simbolizzata dagli “Iniziandi di Eleusi” con la ricerca di un dono da offrire agli altri affinché gli altri offrano a loro volta qualcosa per la costruzione del Cosmo.

(…)

Ecco, dunque, in cosa più esattamente mi sembra che il nodo vada sciolto: soggettivare il Dono e liberamente imitare il Donatore.

E.S.O.

“IN AMORE AUDIRE ET AUDERE

SIT NUNC ET SEMPER FACERE VESTRUM”

“In amore è necessario ascoltare ed osare”.

Così, ora e sempre, sia il vostro agire

L. A. S.

Note

  • 15 : Potremmo parlare quindi del cd. “Dio ascoso” di Pascal.
  • 16 : Definizione che ha riguardo alla religione Mazdea dell’antica Persia, che guardava al conflitto tra il Dio del bene Aura-Mazda ed il suo opposto dio del male Arimane, risolto grazie all’intervento del salvatore Saushyiant. Le forze arimaniche sarebbero pertanto forze tenebrose poiché capaci di allontanarci dal Dio del bene.
Torna su