CAP IX

Sull’Uomo e la sua duplice natura

Se l’uomo vuole realmente affrontare il non facile compito della “conoscenza”, deve operare una vera e propria rivoluzione interiore.

Finché continuiamo ad operare con i nostri cinque sensi – o i prolungamenti tecnologici che ci siamo costruiti (telescopi, microscopi, amplificatori di luce, di suoni infra e ultra, etc.) -, per acquisire dati e poi elaborarli col cervello – o con i prolungamenti di esso – (p.c., elaboratori elettronici o super calcolatori, etc.), resteremo fermi al palo di partenza. La via per raggiungere la conoscenza, anche se  disagevole, è tuttavia percorribile. Possiamo procurarci gli strumenti atti allo scopo forgiandoli da noi stessi, come vedremo più avanti, attraverso l’osservanza e l’applicazione di discipline iniziatiche.

Dobbiamo far crescere i nuovi sensi! Se i cinque sensi a noi noti appartengono al corpo fisico, gli altri, i costruendi, appartengono ai nuovi corpi, anch’essi in via di trasmutazione nei nuovi fisico/Sottile/Causale attraverso l’inchino dell’Io Sono su di essi.

Si attua così l’opera di trasformazione: l’Io, che costituisce la parte più elevata di noi, si “inchina” sui tre corpi, elevandoli e trasformandoli, ma traendo contemporaneamente da essi forza ed impulso alla propria crescita ed all’ampliamento della propria coscienza.

Non dimentichiamo che la nostra individualità, realizzata anche attraverso la nostra fisicità, implica apparente separatezza dal Tutto. Più ci incapsuliamo e releghiamo nel nostro ego e più ci separiamo, ci allontaniamo dalla Fonte; più tentiamo di “ragionare” e più ci è difficoltoso il cammino per la ricerca del Vero. Allorché, al contrario, dimenticando noi stessi, riusciremo a forare e frantumare il guscio che ci individualizza, potremo riallacciarci alla Fonte e dilatarci nell’infinito. Per questo la necessità del lavoro iniziatico e la trasformazione dei corpi.

Gnoti  Se  Auton

Sul frontone del tempio di Delfi, uno dei più importanti della Grecia dell’antichità, v’era incisa una scritta a grandi lettere acché il devoto visitatore potesse agevolmente leggerla e potesse trarne spunto di meditazione: “Gnoti Se Auton”.

Era un invito alla più ardua delle imprese cui è chiamato ciascun uomo: il “Conosci Te Stesso” !!

Ma quale significato profondo si celava in quella esortazione?

 Quale cimento avrebbe dovuto l’uomo intraprendere? Chi veramente avrebbe dovuto “conoscere” e come?

Il  “conosci te stesso” è da intendere in senso biblico, dunque l’esortazione vuol dire: feconda te stesso. E’ attraverso l’inchino dell’Io Sono sui tre corpi inferiori che si realizza la loro fecondazione e trasformazione. L’Io genera così le parti nuove di essi: l’astrale si trasforma in “sé cosciente spirituale”; l’eterico in “uomo spirito”; il fisico in “spirito vitale”. E’ il medesimo concetto che ritroviamo nel passo evangelico della “lavanda dei piedi”: Gesù che si china a lavare i piedi dei discepoli.

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