CAP XVIII

Sulla Fede

Essa va intesa come energia derivata dalla capacità di credere. Una forza che trasforma. Credere è dare cibo al corpo Sottile in cui, come sappiamo, albergano le emozioni, i sentimenti, ma anche la fantasia dell’individuo. “Credere” è in certo qual modo creare; così se credo creo, ma creo qualcosa che è tangibile eminentemente sul piano eterico, non su quello fisico cui siamo avvezzi; il “credere” è un po’ come lo sforzarsi di vedere nella nebbia, aguzzare cioè la vista. Questo esercizio, a lungo andare, mi renderà capace di cogliere una realtà che è diversa da quella fisica, sebbene io continui a percepire anche quest’ultima attraverso i consueti cinque sensi. Ma se “nutro” il corpo Sottile con la mia fede, esso potrà, a sua volta, dare sostentamento ed energia al corpo Causale. Se ciò avviene, quest’ultimo, a sua volta, sarà in grado di produrre effetti su vari piani della realtà, in questo caso anche su quello fisico.

Innumerevoli sono i richiami che ritroviamo nei Vangeli a tal proposito. Gesù invita i propri amati discepoli ad avere fede. “Basta che abbiate fede quanto un grano di senape – Egli dice loro – per poter dire alla montagna di spostarsi”.

Ma il credere è altresì da intendersi come “accoglienza”; così se io liberamente accoglierò il Cristo, il mio Io Sono – corroborato dall’inondo determinatosi dall’impulso Solare del Logos – sarà a sua volta in grado di trasformare i tre inferiori corpi mutando il corpo fisico in Spirito Vitale (altresì chiamato Budhi), il Sottile in Uomo Spirito (altresì detto Atma) il Causale in Sé Cosciente Spirituale (altresì chiamato Manas – la manna dei tempi biblici-).

Tommaso, il discepolo di Gesù, è ancor oggi, per tutti i credenti, il simbolo di coloro che hanno bisogno di “prove” fisiche, tangibili, per poter credere. La fisicità cui i c.d. razionalisti tribùtano ogni valenza del conoscere è così preponderante che solo attraverso i sensi fisici, e conseguenti prove, affermano di poter credere. Ma il dubbio troverebbe in loro ampio spazio anche di fronte al miracolo, inducendoli ad affermare che esso “deve” avere per certo una spiegazione razionale. Il motivo di ciò sta nel fatto che essi interpretano la realtà unicamente con i parametri cui sono avvezzi, quelli cioè fisico/razionali, parametri che, anche grazie al genio di Kant, abbiamo potuto constatare non essere i soli.

In quel giorno di ormai tanti secoli addietro, i discepoli erano riuniti in casa e tra loro era presente anche Tommaso, il discepolo che non aveva creduto a coloro che affermavano di aver visto Gesù risorto.

All’improvviso appare loro Gesù e invita Tommaso a toccare le Sue ferite chiedendogli di “non essere incredulo ma credente”. Tommaso cade in ginocchio ed esclama: “Mio Signore e mio Dio”!.

Che cosa era successo? Era Gesù in carne e ossa? Certamente no; Egli era apparso in casa all’improvviso nonostante la porta fosse rimasta chiusa. Allora? Chi avevano visto Tommaso e i suoi compagni, ma, soprattutto, che cosa Tommaso aveva “ritenuto” di toccare?

L’IO SONO Solare ed Universale, Unico Principio e Logos, che in comunione con il Sé di Gesù aveva operato fino a quel momento, si era rivolto al discepolo facendogli toccare non il corpo ma il Logos col comandargli “tocca e credi”. Cosi’ Cristo/Gesù donò a Tommaso “il credi” che fece a lui avvertire il Logos.

 

Dobbiamo sottolineare e ribadire un concetto fondamentale: Tommaso – al pari di ciò che avrebbe chiesto ognuno di noi – voleva toccare per avere la certezza e solo dopo credere. Accadde esattamente il contrario: a Tommaso fu donato il “credere” che gli permise di toccare!

Ma non dobbiamo ritenere che quanto detto appartenga ad epoche ormai remote, ad un passato in cui i protagonisti erano tanto diversi dagli uomini di oggi.

Dobbiamo convincerci che la strada è tracciata e l’Io Sono opera da tempo per attuare la trasformazione in tutti gli individui di questa generazione di spiriti.

Ancora oggi registriamo molteplici casi di guarigione scientificamente inspiegabili. Essi hanno relativa importanza se li consideriamo sul piano esclusivamente fisico; ne hanno immensa se li si considera sul piano intimo che guarda al profondo dell’anima di chi è toccato dal c.d. miracolo. Il malato che guarisce miracolosamente a Lourdes è innanzitutto uomo di fede; ha mosso cioè, attraverso la fede, quella energia che ha operato primariamente un cambiamento interno che, come un’eco, si è riflettuto poi sul piano fisico, determinando la guarigione del corpo. Costoro, i miracolati, non si sono chiesti “come” ciò potesse avvenire, lo hanno “creduto” possibile… ed è accaduto!

Ecco la ragione per la quale affermiamo che non può aversi fede senza attuare l’accoglienza; in questo caso accoglienza del Cristo/Logos.

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